Iran: “cambio di regime” o guerra totale?

La scacchiera geo-politica è pronta per una resa dei conti con l’Iran e i suoi alleati del Blocco della Resistenza. Questo è solo un teatro all’interno della più ampia lotta per il controllo dell’Eurasia. Nel processo vi è lo sforzo di Washington e dei suoi alleati di manipolare l’Islam e subordinarlo agli interessi capitalistici, inaugurando una nuova generazione di islamisti tra gli arabi.

Un nuovo punto di pressione su Teheran: un’opportunità per l’Alleanza USA-NATO-Israele?
 
Il sistema politico dell’Iran è complesso e ci sono più poli contrapposti del potere. Nel 2009, il mondo già vide le lotte interne nelle istituzioni dominanti. Le divisioni si svolsero durante le proteste suscitate all’indomani delle elezioni presidenziali, quando vennero avanzate accuse di frode.

La presidenza di Mahmoud Ahmadinejad (iniziata nel 2005) era contrastata da segmenti significativi del sistema politico iraniano. La sua relazione con gli altri poli di potere a Teheran, è sempre stata tesa. Nel 2011, la presidenza iraniana è sempre più in contrasto con il Parlamento, la magistratura e l’ayatollah Ali Khamenei.

Nel quadro di queste tensioni politiche, un’altra lotta politica interna iraniana era in divenire. Questa volta, al centro dell’attenzione vi è Esfandiar Rahim Mashaei. Le opinioni di Mashaei, un noto politico conservatore, sono state in contrasto con quelle di altri conservatori, in particolare gli elementi clericali. Nel 2009, Mashaei ha tenuto un discorso in cui disse che l’Iran era amico di tutti i popoli del mondo, compreso il popolo israeliano, e che Teheran era contro il regime di Tel Aviv, e non il popolo di Israele. Questo è stato rimproverato dall’Ayatollah Khamenei.

Nel luglio 2009, il Presidente Ahmadinejad ha cercato di nominare Mashaei all’ufficio del primario (primo) vice-presidente dell’Iran, ma vi si era opposto il Parlamento iraniano. Ahmadinejad è stato costretto a nominare Mohammed-Reza Rahimi alla carica di primo vice-presidente. Invece Mashaei è stato nominato capo di stato maggiore presidenziale dal presidente Ahmadinejad.

Nell’aprile 2011, scoppiò uno scandalo quando divenne pubblico che il Ministro dell’Intelligence, Heydar Moslehi, aveva ordinato che Mashaei fosse oggetto della sorveglianza elettronica. Un Ahmadinejad indignato volle licenziare il ministro dell’Intelligence, ma la sua decisione fu bloccata dal veto dell’Ayatollah Khamenei. Nel frattempo, Heydar Moslehi è rimasto nella sua carica.

Ora sembra che ci sia uno sforzo concertato per indebolire l’Amministrazione Ahmadinejad ed evitare che gli altri aiutino Mashaei a candidarsi alle elezioni. Il Generale Ali Jaffari, il comandante della Guardia Rivoluzionaria Iraniana, ha dichiarato pubblicamente che ci sono “elementi corrotti” nell’ufficio presidenziale che hanno deviato dai principi della Rivoluzione iraniana. Ali Saeedi, il collegamento dell’ayatollah Khamenei col Corpo della Guardia Rivoluzionaria iraniana, ha anche aggiunto la sua voce, dicendo che Ahmadinejad e il suo campo politico perderanno ogni forma di sostegno, a meno che continuino a sostenere l’Ayatollah Khamenei.

Una qualche forma di resa dei conti politica si profila a Teheran. Sembra che ci sia una spaccatura crescente tra gli ideologi politici conservatori iraniani. Il presidente iraniano e i suoi alleati politici intendono mettere in campo i propri candidati alle elezioni parlamentari del marzo 2012, che affronterebbe il l’attuale raggruppamento dei cosiddetti conservatori del Parlamento iraniano. Oltre a tutto questo, la morte di Haleh Sahabi, la figlia del defunto ex-membro del Parlamento (MP) Ezatollah Sahabi, al funerale di suo padre, ha acceso la rabbia dell’opposizione che minaccia di alimentare e innescare nuove proteste.

Forze di sicurezza iraniane erano presenti al funerale per impedire che venisse trasformato in un evento politico contro l’establishment dominante. In loro presenza, Haleh Sahabi fu affrontata da uno sconosciuto che aveva afferrato la foto di suo padre che lei teneva durante il funerale. Quando ha cercato di afferrare l’uomo, lui le diede una gomitata in faccia così violenta che morì per un attacco cardiaco.

Tutto questo potrebbe fare il gioco dei nemici dell’Iran. C’è una guerra segreta contro l’Iran combattuta da Washington e dai suoi alleati, che include il rapimento di iraniani, omicidi di scienziati e funzionari della sicurezza iraniani, e attacchi terroristici nelle regioni di confine iraniane. Lo sviluppo delle divisioni interne di Teheran potrebbe essere sfruttato dai suoi nemici. Israele sta già dimostrando un profondo interesse per queste nuove tensioni politiche a Teheran.

Va notato che Tel Aviv e Washington si erano preparate a lanciare una campagna per delegittimare le elezioni presidenziali iraniane nel 2009, e di utilizzarla per sfruttare le divisioni politiche interne in Iran. Ciò è documentato dai media israeliani. Inoltre, questa è la ragione per cui il Congresso degli Stati Uniti ha dato milioni di dollari, su richiesta della segretaria Rice e del presidente George W. Bush Jr., per creare un ufficio interessi speciali negli Emirati Arabi Uniti, per gestire il cambio di regime a Teheran.

  

Israele compie esercitazioni segrete nell’Iraq occupato: l’Iran è ancora nel mirino?

Sfidare Tehran, proprio come la Russia, è sempre stato un obiettivo strategico di Washington e della NATO. Tel Aviv ha concluso il suo breve periodo di silenzio su Teheran ed ha cominciato a parlare di nuovo di attaccare l’Iran. Ciò che ha aggiunto una dimensione in più a questo, sono i rapporti secondo cui gli Stati Uniti hanno permesso ad Israele di usare segretamente la base aerea statunitense di al-Anbar, in Iraq. Moqtada Al-Sadr ha messo in guardia Teheran sulla questione delle operazioni israelo-statunitensi in Iraq, che potrebbe sfociare in piani per una qualche forma di confronto con l’Iran, la Siria, e il Blocco di Resistenza che va da Gaza, Beirut e Bint Jbeil a Damasco, Bassora, Mosul e Teheran.
 
Una nuova struttura militare, legata alla NATO, è stato creata per attaccare l’Iran, la Siria e i loro alleati. Sotto vari accordi, la NATO ha istituito un punto d’appoggio nel Golfo Persico e legami militari con il Gulf Cooperation Council (GCC). La Francia ha anche una base negli Emirati Arabi Uniti. Il GCC si prepara a espandersi. I regni del Marocco e della Giordania hanno fatto richiesta di adesione, mentre anche lo Yemen è stato preso in considerazione per l’adesione. Con l’appartenenza al GCC, diventa una struttura di difesa comune.

Allo stesso tempo, i membri del GCC accusano l’Iran per i loro problemi interni. L’alleanza strategica tra Israele e gli al-Saud, originariamente formata per combattere Gamal Abdel Nasser, ha anche posto le basi per l’attuazione di un più ampio conflitto contro l’Iran e i suoi alleati. Gli scudi antimissili sono ormai attivi in Israele e negli sceiccati arabi. Spedizioni massicce di armi pesanti sono state inviate in Israele, Arabia Saudita e GCC da Washington e dalle maggiori potenze dell’Unione Europea, negli ultimi anni.

Ankara: l’intruso?

C’è un altro giocatore importante di cui si deve parlare. Questi è la Turchia. Washington e l’UE hanno spinto la Turchia ad essere più attiva nel mondo arabo. Questo è accaduto attraverso la politica del neo-ottomanismo di Ankara. È per questo che la Turchia si pone come campione della Palestina e ha lanciato un canale in lingua araba, come l’Iran e la Russia. Ankara, però, ha giocato un ruolo minaccioso. La Turchia è un partner nella guerra della NATO in Libia. La posizione del governo turco è diventata chiaro con il suo tradimento di Tripoli. Ankara ha anche lavorato con il Qatar per mettere all’angolo il regime siriano. Il governo turco ha fatto pressione su Damasco per cambiare le sue politiche e per compiacere Washington e, sembra, forse anche per avere un ruolo nelle proteste all’interno della Siria, assieme agli al-Saud, alla minoranza di Hariri in Libano e al Qatar. La Turchia ha anche ospitato un meeting dell’opposizione e fornitogli supporto.

La Turchia è vista da Washington e Bruxelles come la chiave per mettere nei ranghi gli iraniani e gli arabi. Il governo turco ha posato come membro del Blocco Resistenza con l’avallo di Iran e Siria. Gli strateghi statunitensi progettano che sarà la Turchia ad addomesticare l’Iran e la Siria per conto di Washington. La Turchia serve anche come mezzo per integrare le economie arabe e iraniane all’economia dell’Unione europea. A questo proposito Ankara sta spingendo per una zona di libero scambio nel sudest asiatico e spingere gli iraniani e i siriani ad aprirvi le loro economie.

In realtà, il governo turco non sta solo approfondendo i suoi legami economici con Teheran e Damasco, ma ha anche lavorato per eclissare l’influenza iraniana. Ankara ha cercato di incunearsi tra l’Iran e la Siria e di sfidare l’influenza iraniana in Iraq, Libano, Palestina, Caucaso e Asia centrale. La Turchia ha anche cercato di stabilire una triplice intesa tra se stessa, Siria e Qatar, per respingere Teheran. È per questo che la Turchia è stata molto attiva, a parole, contro Israele, ma in realtà ha mantenuto la sua alleanza e gli accordi militari con Tel Aviv. All’interno della Turchia stessa, tuttavia, vi è anche una lotta interna per il potere, che un giorno potrebbe innescare una guerra civile con più giocatori.

Preparazione della scacchiera geo-strategica per il confronto con il Blocco di Resistenza

Tutti gli ingredienti per un confronto militare degli USA sono in atto:

– L’Iranofobia viene diffusa da Stati Uniti, Unione europea, Israele e monarchie Khaliji.

– Il settarismo è stato promosso in tutta la regione.

Hamas è stato impigliato nei meccanismi di un governo di unità dal non eletto Mahmoud Abbas, il che significa che Hamas dovrebbe essere acquiescente alle richieste israeliane e statunitensi sull’Autorità palestinese.

– La Siria è impegnata dall’instabilità interna, mentre l’Iran e Hezbollah vengono falsamente accusati di sparare ai manifestanti siriani.

– Il Libano è priva di un governo funzionante ed Hezbollah è sempre più circondata. Invece di essere trattata come una questione interna libanese, l’armamento della Resistenza libanese viene trasformato in una questione internazionale.

– Israele, Arabia Saudita, e le monarchie arabe sono state pesantemente armati nel corso di questi anni.

– Il Pakistan è stato destabilizzato.

– Divisioni interne sono state create nel Blocco della Resistenza.

– La Russia e i suoi alleati della CSTO sono stati intimiditi dalle basi USA e NATO e dallo scudo missilistico in Europa orientale.

– L’amministrazione Obama ha dichiarato che intende violare i confini nazionali di altre nazioni che pensa ospitino terroristi. A questo proposito la Guardia Rivoluzionaria in Iran è stata dichiarata organizzazione terroristica.

– Nel 2010, l’amministrazione Obama ha ridefinito in modo creativo la non proliferazione nucleare (TNP) per servire i suoi interessi geo-strategici. Ha dichiarato che ha il diritto di violare il TNP, attaccando l’Iran con armi nucleari.

– I sistemi dello scudo missilistico in Israele, nel Golfo Persico e nella Turchia sono pronti o lo saranno quanto prima.

Attualmente, una guerra si svolge tra Washington, Tel Aviv, al-Saud e i loro alleati contro il Blocco della Resistenza. Questa guerra non è una guerra convenzionale, ma include la guerra a bassa intensità e le operazioni di intelligence. I combattimenti con Fatal Al-Islam in Libano e gli attacchi terroristici di Jundallah nelle regioni orientali dell’Iran, sono aspetti di questa guerra, così come l’obiettivo di un cambio di regime in Siria.

Qualsiasi possibile guerra contro l’Iran o la Siria non sarà combattuta a parte. Se attaccati in una guerra aperta, la Siria e l’Iran combatteranno allo stesso tempo. Nel caso di una guerra che coinvolga la Siria, l’Iran e i loro alleati regionali, le possibilità di rivoluzione e rivolte nel mondo arabo sono certe. In un certo senso, gli sconvolgimenti arabi del 2011 hanno lavorato per impedire alle società arabe di agitarsi nel caso di una guerra regionale, che presenta al Pentagono, Israele e la NATO una nuova opportunità strategica per il confronto.

Mahdi Darius Nazemroaya è specializzato in Medio Oriente e Asia Centrale. È ricercatore associato presso il Centre for Research on Globalization (CRG).
Traduzione di
Alessandro Lattanzio.

Originale (14 Giugno 2011): Iran: “Regime Change” or All Out War?


About the author:

An award-winning author and geopolitical analyst, Mahdi Darius Nazemroaya is the author of The Globalization of NATO (Clarity Press) and a forthcoming book The War on Libya and the Re-Colonization of Africa. He has also contributed to several other books ranging from cultural critique to international relations. He is a Sociologist and Research Associate at the Centre for Research on Globalization (CRG), a contributor at the Strategic Culture Foundation (SCF), Moscow, and a member of the Scientific Committee of Geopolitica, Italy.

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