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Verso la conquista dell’Africa: l’AFRICOM del Pentagono e la guerra contro la Libia
By Mahdi Darius Nazemroaya
Global Research, April 08, 2011
8 April 2011
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 Global Research, 7 aprile 2011
Life Week Magazine (Cina) – 01 04 2011

Nota di Global Research

Quello che segue è la trascrizione in inglese dell’intervista di Mahdi Darius Nazemroaya con Life Week, una importante rivista cinese di Pechino. Nazemroaya è stato intervistato da Xu Jingjing per un articolo di Life Week su AFRICOM e laLibia, il 1 aprile 2011. L’articolo del 2008 citato da Xu Jingjing è “The Mediterranean Union: Dividing the Middle East and North Africa” di Nazemroaya.

XU JINGJING: Secondo la vostra analisi, qual è il ruolo di AFRICOM nell’intervento militare in Libia? Qual è la sua capacità?

NAZEMROAYA: In realtà, AFRICOM è ancora molto attaccato e dipendente da EUCOM in molti aspetti. Sarà attraverso questo intervento militare libico e le operazioni militari future, che deriveranno da questa guerra contro la Libia, che AFRICOM riuscirà a garantire ulteriormente la sua indipendenza da EUCOM. Ma voglio essere chiaro. Questo non significa che AFRICOM non ha alcun ruolo in Nord Africa, perché ha un ruolo sul terreno e credo che è stato attivamente coinvolto nel sostenere i combattenti ora contrari al colonnello Gheddafi in Libia.
Il ruolo AFRICOM è attualmente nascosto o latente. E’ EUCOM, il comando operativo militare USA  basato in Europa, che attualmente dirige le operazioni contro i libici. EUCOM si sovrappone anche alla NATO e EUCOM e NATO hanno gli stessi comandanti militari, come l’ammiraglio James Stavridis.

Parecchi giorni fa, ho ascoltato l’ammiraglio Stravridis parlare alla Commissione Forze Armate del Senato degli Stati Uniti e ha messo in chiaro che l’Operazione ‘Alba dell’Odissea’ è diretta dall’Europa e che l’esercito degli Stati Uniti avrà sempre il controllo della campagna militare contro la Libia. Ha anche contraddetto il portavoce ufficiale  della NATO, dicendo che c’era una possibilità che le truppe della NATO avrebbe potuto atterrare in Libia per “operazioni di stabilizzazione”.

Tornando al ruolo di AFRICOM, ho detto che il ruolo attuale di AFRICOM è nascosto o latente. Mentre i combattimenti in Libia continuano, il ruolo di AFRICOM diventerà più chiara, più importante e più visibile.

AFRICOM è stata coinvolta nel lavoro di intelligence per quanto riguarda la Libia. Quando all’ammiraglio Stravridis è stato chiesto, da parte della Commissione Forze Armate del Senato degli Stati Uniti del ruolo di al-Qaida nel Consiglio di transizione di Bengasi, lui rispose automaticamente che il comandante di AFRICOM, il generale Carter Ham, potrebbe rispondere a questa domanda. Ciò indica che sul fronte dell’intelligence e, eventualmente, nell’addestramento dei ribelli, è AFRICOM ad essere responsabile e molto più coinvolto sul terreno in Libia.

XU JINGJING: AFRICOM non ha truppe e non ha sede neanche in Africa. Qual è la sua missione principale e obiezione? Come valutate la sua decisione di accrescere l’influenza degli Stati Uniti in Africa?

NAZEMROAYA: Come ho già detto in precedenza, AFRICOM è ancora aggregato a EUCOM.  Le sue capacità in un certo senso sono nominali. Sarà attraverso la campagna militare contro la Libia e gli anni di instabilità che infesteranno l’Africa dopo questa guerra, che AFRICOM si consoliderà come un comando militare operativo separato.

Il principale obiettivo di AFRICOM è quello di assicurare il continente africano agli Stati Uniti e ai loro alleati. La sua missione è quella di contribuire a un nuovo ordine coloniale in Africa, che gli Stati Uniti e i suoi alleati stanno cercando di stabilire. Per molti versi, questo è ciò che l’intervento militare in Libia significa. La recente Conferenza di Londra sulla Libia, può anche essere paragonata alla Conferenza di Berlino del 1884. La differenza è che nel 2011 gli Stati Uniti erano al tavolo e, più importante, guidano gli altri partecipanti nella spartizione di Libia e Africa.

XU JINGJING: quanto è importante una strategia africana per gli Stati Uniti?  Come valutate l’influenza degli Stati Uniti in Africa, ora? Quali sono gli ostacoli principali per gli Stati Uniti, nell’espandere la loro influenza?

NAZEMROAYA: Certo, la Repubblica popolare di Cina ed i suoi alleati, giocano un ruolo fondamentale nel rispondere a questa domanda. Gli Stati Uniti e i loro alleati non sono solo formulano una nuova strategia per mantenere e rafforzare il loro controllo sull’Africa, ma stanno lavorando anche per spingere la Cina ed i suoi alleati, fuori dall’Africa. Gli Stati Uniti e molte potenze dell’Unione europea guardano nervosamente la Cina negli ultimi anni. La Cina sta aprendo una breccia importante in Africa, e la Cina è, in Africa, un rivale strategico ed economico importante e una sfida per gli Stati Uniti e l’Europa occidentale.

Inoltre la Cina ed i suoi alleati costituiranno uno degli ostacoli alla strategia degli Stati Uniti per controllare l’Africa. Neanche il popolo d’Africa può essere dimenticato, perché svolgerà un ruolo molto importante nel resistere agli Stati Uniti e all’UE, sul lungo termine.
Anche mentre parliamo ci sono proteste nell’Africa sub-sahariana, che non molte persone  dell’emisfero settentrionale neanche discutono o conoscono. In Senegal e in altre parti dell’Africa occidentale ci sono state proteste. In Africa centrale ci sono state proteste. Mentre le proteste nel mondo arabo sono guardate e riferite intensamente, le proteste di questi popoli sono per lo più ignorate.

XU JINGJING: Quali sono stati i cambiamenti della politica americana in Africa negli ultimi 20 anni? Quali sono state le motivazioni principali per questi mutamenti?

NAZEMROAYA: Ci sono molti modi di esaminare la politica estera degli Stati Uniti in Africa negli ultimi due decenni. Possiamo vedere un periodo di rivalità con le antiche potenze coloniali, come la Francia, ma quello che penso sia importante notare è che la politica estera degli Stati Uniti, in Africa, ha lavorato in modo crescente per l’espulsione della Cina. Ancora una volta, le motivazioni di ciò sono l’ascesa della Cina e la sua crescente influenza in Africa.

Non si può ignorare la Cina quando si parla di Africa. Tutto questo ha comportato nell’attuale dimensione della cooperazione tra Washington e la Francia e le antiche potenze coloniali. Stanno lavorando insieme per assicurarsi il continente africano nella loro sfera di influenza collettiva e per l’espulsione della Cina. Alla fine dei conti, questo è ciò per cui è stato creato AFRICOM.

XU JINGJING: In uno dei suoi articoli, si parla dei piani francesi sulla formazione di una Unione Mediterranea. Nella sua analisi, perché la Francia è sempre attivo in questa regione?

NAZEMROAYA: Parigi è sempre stata attiva in Africa, a causa della sua vicinanza al continente e della sua storia coloniale in Africa. Furono i francese che controllavano il più grande impero coloniale in Africa. È anche per questo che, a un certo punto, la Francia, con il sostegno di Belgio e Germania, è stato un rivale importante di Stati Uniti e Gran Bretagna in Africa. Questo sembra essere cambiato mentre Parigi e i suoi partner più stretti hanno armonizzato i propri interessi con quelli di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Mi fa piacere che abbiate sollevato la questione dell’Unione per il Mediterraneo o “Unione del Mediterraneo“, come è stato ribattezzato più tardi, in una battuta da relazioni pubbliche. L’articolo che avete citato è stato effettivamente pubblicato dal North Africa Times diversi anni fa, che credo sia di proprietà libica. Quando il North Africa Times ha pubblicato l’articolo, hanno tolto la sezione in cui ho citato Zbigniew Brzezinski, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’Amministrazione Carter, sui piani di lunga data per formare una Unione per il Mediterraneo, e ciò che essa avrebbe comportato.

L’Unione per il Mediterraneo è un’entità politica, economica e di sicurezza. E’ inoltre integrata a livello militare dal Dialogo Mediterraneo della NATO. Gli eventi che conducono alla dichiarazione formale dell’Unione per il Mediterraneo, seguono gli stessi modelli che sono stati utilizzati per ampliare l’Unione europea e la NATO in Europa orientale.

L’Unione del Mediterraneo ha lo scopo di radicare il Mediterraneo e il mondo arabo nell’orbita di Washington e dell’Unione europea. E’ anche una testa di ponte in Africa. Il progetto prevede l’integrazione economica, privatizzazioni massicce e l’armonizzazione delle politiche. Si tratta di un progetto coloniale e serve a controllare e sfruttare i serbatoi di manodopera nel Sud del Mediterraneo, a vantaggio dell’Unione europea. In futuro, questo può essere utilizzato per sconvolgere il mercato del lavoro in Asia e in altre regioni.  Inoltre, è attraverso l’Unione Mediterranea che le leggi sull’immigrazione e i il rifugiati sono utilizzato per gestire l’afflusso di persone provenienti dal Nord Africa, dove sono stati creati. L’Unione europea si aspettava questi eventi e i suoi membri, l’hanno detto in modo chiaro quando hanno fatto queste leggi.

XU JINGJING: Qual’è la sua analisi sulle azioni degli Stati Uniti e dell’alleanza militare nei primi dieci giorni di guerra in Libia?

NAZEMROAYA: Le azioni nei primi dieci giorni di guerra non sono mai state destinate a proteggere i civili. Le operazioni militari sono state di natura offensiva e un mezzo per indebolire la Libia come stato indipendente. Ho detto prima che ho ascoltato la testimonianza dell’ammiraglio Stavridis al Comitato per le forze armate del Senato degli Stati Uniti a Washington, e vorrei riferirlo di nuovo. In udienza, sia l’ammiraglio Stavridis che il senatore McCain hanno involontariamente affermato che le sanzioni e le no fly zone non servono a nulla. Questo è molto profonda. Se queste azioni non producono nulla, allora perché gli USA spingono per essere imposte ai libici? La risposta è che l’operazione non è di carattere umanitaria, è un atto di aggressione allo scopo di aprire la porta, in Libia e in Africa, a un nuovo progetto coloniale.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

Mahdi Darius Nazemroaya specialista sul Medio Oriente e Asia Centrale. È un ricercatore associato presso il Centre for Research on Globalization (CRG).

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