Print

Nato, la «forza di risposta» allineata
By Manlio Dinucci
Global Research, July 01, 2015
ilmanifesto.info
Url of this article:
https://www.globalresearch.ca/nato-la-forza-di-risposta-allineata/5459738

«Ripu­gnante vio­lenza»: così il segre­ta­rio gene­rale della Nato Jens Stol­ten­berg defi­ni­sce l’attacco ter­ro­ri­stico in Tuni­sia. Can­cella con un colpo di spu­gna il fatto che la rea­zione a catena, di cui la strage in Tuni­sia è uno degli effetti, è stata messa in moto dalla stra­te­gia Usa-Nato. Un docu­mento dese­cre­tato del Pen­ta­gono, datato 2012, con­ferma che l’Isis, i cui primi nuclei ven­gono usati dalla Nato per demo­lire con la guerra lo Stato libico, si forma in Siria reclu­tando soprat­tutto mili­tanti sala­fiti sun­niti. Finan­ziati da Ara­bia Sau­dita e altre monar­chie, essi ven­gono rifor­niti di armi attra­verso una rete della Cia. Obiet­tivo: «sta­bi­lire un prin­ci­pato sala­fita nella Siria orien­tale», in fun­zione anti-sciita, e da qui sca­te­nare l’offensiva in Iraq quando il governo dello sciita al-Maliki si allon­tana da Washing­ton, avvi­ci­nan­dosi a Pechino e Mosca.

Ulte­riore con­ferma viene da docu­menti sau­diti, appena rive­lati da Wiki­leaks: essi dimo­strano che, almeno dal 2012, l’Arabia Sau­dita ali­menta la guerra segreta in Siria, di con­certo con la Turchia.

Quindi con la Nato, che loda la pro­pria part­ner­ship con l’Arabia Sau­dita e le altre monar­chie del Golfo per­ché «for­ni­scono in modo sem­pre più effi­ciente sicu­rezza, anche al di là della loro regione».

Ben dimo­strato dalla guerra con­tro lo Yemen dove l’Arabia Sau­dita, soste­nuta mili­tar­mente dagli Usa, com­mette ogni giorno stragi di civili ben peg­giori di quella in Tuni­sia riven­di­cata dall’Isis, docu­men­tate da una mostra foto­gra­fica aper­tasi nella capi­tale yeme­nita. Igno­rate però dai grandi media che, foca­liz­zando l’attenzione sugli inno­centi turi­sti uccisi su una spiag­gia tuni­sina, sfrut­tano que­sto cri­mine per dimo­strare che l’Occidente è sotto attacco e deve quindi difendersi.

Con per­fetto quanto sospetto tem­pi­smo, i mini­stri della difesa della Nato — riu­ni­tisi a Bru­xel­les nei due giorni prima della strage in Tuni­sia — deci­dono di poten­ziare la «Forza di rispo­sta» dell’Alleanza, por­tan­dola a 40mila uomini (dai 13mila pre­vi­sti ini­zial­mente), e di inten­si­fi­care la sua pre­pa­ra­zione per­ché sia pronta ad essere pro­iet­tata nelle aree di crisi.

A tal fine i mini­stri della difesa deci­dono di «acce­le­rare le pro­ce­dure deci­sio­nali poli­ti­che e mili­tari, com­presa l’autorità del Coman­dante supremo alleato in Europa di pre­pa­rare le truppe per l’azione».
L’accelerazione delle pro­ce­dure deci­sio­nali con­fe­ri­sce al Coman­dante supremo alleato in Europa – sem­pre un gene­rale Usa, nomi­nato dal Pre­si­dente – il potere di deci­dere e attuare un inter­vento mili­tare in tempi tali da esau­to­rare di fatto i par­la­menti euro­pei (quello ita­liano rin­grazi a tale pro­po­sito la mini­stra della difesa Roberta Pinotti che ha par­te­ci­pato al sum­mit di Bruxelles).

La Nato viene così rilan­ciata alla grande, con pro­fonda sod­di­sfa­zione di Washing­ton. Ester­nata, il giorno stesso della strage in Tuni­sia, dal segre­ta­rio Usa alla difesa Ash Car­ter: «Un anno fa la Nato si chie­deva che cosa avrebbe fatto dopo l’Afghanistan. Quest’anno abbiamo sco­perto non solo una, ma due cose da affron­tare: l’Isis e la Rus­sia di Putin».

Lo stesso giorno della strage in Tuni­sia, il segre­ta­rio gene­rale della Nato Stol­ten­berg, par­te­ci­pando al Con­si­glio d’Europa, sot­to­li­nea che «su dieci cit­ta­dini della Ue, nove vivono in paesi Nato» e che le due orga­niz­za­zioni «con­di­vi­dono gli stessi valori e lo stesso ambiente di sicu­rezza». Annun­cia quindi che la Nato ha fatto «passi deci­sivi per raf­for­zare la difesa col­let­tiva». Nel cui nome l’Europa viene usata come ter­reno di grandi mano­vre mili­tari, con la par­te­ci­pa­zione solo in giu­gno di 11mila sol­dati di 22 paesi, e come ponte di lan­cio della «Forza di rispo­sta». Sem­pre, natu­ral­mente, sotto comando USA.

Manlio Dinucci

Disclaimer: The contents of this article are of sole responsibility of the author(s). The Centre for Research on Globalization will not be responsible for any inaccurate or incorrect statement in this article.