Le 300 Hiroshima dell’Italia

L'arte della guerra

Mentre la parola «sicurezza» ci rintrona gli orecchi amplificata dai megafoni politico-mediatici, le parole del ministro della difesa russo Shoigu sul sempre più pericoloso confronto nucleare in Europa sono cadute nel silenzio. Nessun allarme, nessuna reazione governativa in Italia riguardo a ciò che ha detto: «Circa 200 bombe nucleari Usa sono schierate in Italia, Belgio, Olanda, Germania e Turchia, e questo arsenale nucleare è soggetto a un programma di rinnovamento».

Per tale ragione, «le forze missilistiche strategiche russe mantengono oltre il 95% dei lanciatori pronto in ogni momento al combattimento». E mentre un sottomarino russo lancia dal Mediterraneo contro obiettivi Isis in Siria missili cruise Kalibr (che percorrono circa 3mila km a bassa quota accelerando nella fase finale a tre volte la velocità del suono), il presidente Putin avverte che «i missili Kalibr possono essere armati sia con testate convenzionali sia con testate nucleari», aggiungendo che «certamente ciò non è necessario nella lotta ai terroristi, e spero non sarà mai necessario». Questo chiaro messaggio diretto in realtà alla Nato, in particolare ai paesi europei in cui sono schierate le armi nucleari Usa, viene presentato dai media come la «battuta» di un Putin che «mostra i muscoli». Non si allarma così la popolazione, lasciandola all’oscuro del pericolo cui è esposta.

Le circa 70 bombe nucleari Usa B-61, pronte all’uso nelle basi di Aviano e Ghedi-Torre, stanno per essere sostituite dalle B61-12. A tale scopo — documenta la Federazione degli scienziati americani (Fas) con foto satellitari — è stato effettuato l’upgrade delle due basi, dove nel 2013 e 2014 si è svolta la Steadfast Noon, l’esercitazione Nato di guerra nucleare con la partecipazione anche di caccia F-16 della Polonia, che si è offerta di ospitare le nuove bombe nucleari Usa.

La B61-12 è una nuova arma nucleare che, sganciata a circa 100 km dall’obiettivo, è progettata per «decapitare» il paese nemico in un first strike nucleare. Si cancella così la differenza tra armi nucleari strategiche a lungo raggio e armi tattiche a corto raggio.

Non si sa quante B61-12 saranno schierate in Italia ma, con una stima per difetto, si calcola che la loro potenza distruttiva equivarrà a quella di circa 300 bombe di Hiroshima. Secondo le regole del Gruppo di pianificazione nucleare della Nato, di cui fa parte l’Italia, i paesi che ospitano le armi nucleari Usa «mettono a disposizione aerei equipaggiati per trasportare bombe nucleari e personale addestrato a tale scopo», ma «gli Stati uniti mantengono l’assoluto controllo e la custodia di tali armi nucleari». La Fas conferma che a Ghedi sono stoccate le bombe nucleari Usa «per i Tornado italiani» e che piloti italiani vengono addestrati al loro uso.

Poiché si prevede di sostituire i Tornado con gli F-35, i primi piloti italiani, che hanno completato in novembre l’addestramento sugli F-35 nella base Luke della U.S. Air Force in Arizona, vengono addestrati anche all’uso delle B61-12.

L’Italia viola così il Trattato di non-proliferazione ratificato nel 1975, che la «impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi, direttamente o indirettamente» (Art. 2). È divenuta di conseguenza base avanzata della strategia nucleare Usa/Nato e, quindi, bersaglio di rappresaglia nucleare. Vitale è la battaglia per la denuclearizzazione dell’Italia, senza di cui la generica richiesta dell’abolizione delle armi nucleari diventa copertura demagogica per chi non vuole affrontare la questione nodale. A dimostrazione che l’assopimento delle coscienze ha portato anche alla perdita dell’istinto di sopravvivenza.

Manlio Dinucci


Articles by: Manlio Dinucci

About the author:

Manlio Dinucci est géographe et journaliste. Il a une chronique hebdomadaire “L’art de la guerre” au quotidien italien il manifesto. Parmi ses derniers livres: Geocommunity (en trois tomes) Ed. Zanichelli 2013; Geolaboratorio, Ed. Zanichelli 2014;Se dici guerra…, Ed. Kappa Vu 2014.

Disclaimer: The contents of this article are of sole responsibility of the author(s). The Centre for Research on Globalization will not be responsible for any inaccurate or incorrect statement in this article. The Centre of Research on Globalization grants permission to cross-post Global Research articles on community internet sites as long the source and copyright are acknowledged together with a hyperlink to the original Global Research article. For publication of Global Research articles in print or other forms including commercial internet sites, contact: [email protected]

www.globalresearch.ca contains copyrighted material the use of which has not always been specifically authorized by the copyright owner. We are making such material available to our readers under the provisions of "fair use" in an effort to advance a better understanding of political, economic and social issues. The material on this site is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving it for research and educational purposes. If you wish to use copyrighted material for purposes other than "fair use" you must request permission from the copyright owner.

For media inquiries: [email protected]