La Storia delle armi chimiche viene utilizzata per nascondere la sconfitta dei ribelli in Siria

La tempistica dei ripetuti attacchi di Tel Aviv alla Siria, nel maggio 2013, e l’avvio di un’altra serie di accuse e tensioni tra il governo turco e la Siria, e le conseguenti autobombe nella città turca di Reyhanli dicono molto. In primo luogo, gli attacchi aerei di Tel Aviv, violando lo spazio aereo libanese, contro l’impianto ricerca militare siriano nella città di Jamraya, che si trova nella galassia urbana di Damasco, chiarisce il ruolo di Israele nel destabilizzare la Siria. Israele agisce essenzialmente come aviazione dell’insurrezione. In secondo luogo, le accuse della Turchia contro la Siria sono parte della campagna di demonizzazione del governo turco contro Damasco, usata per giustificare l’atteggiamento aggressivo della Turchia contro i siriani.

Gli attacchi israeliani di maggio seguono un attacco simile all’inizio del 2013, a gennaio. L’attacco è stato giustificato come azione per impedire l’arrivo di un convoglio in Libano per consegnare missili iraniani all’ala militare di Hezbollah. Queste offensive israeliane in Siria riguardano sia la raccolta di informazioni per le forze a terra e, secondo il governo siriano, sia la collaborazione israeliana con le forze antigovernative che combattono in Siria. Israele ha anche incrementato la presenza militare sulle alture del Golan. A parte i suoi aviogetti, Israele ora ha apertamente detto di aver inviato truppe, spie, veicoli e droni in Siria. E’ coinvolto nel supporto dell’insurrezione. Tel Aviv è stato anche colto a spiare la marina russa nel porto mediterraneo di Tartus, dove tre grandi dispositivi galleggianti per la trasmissione elettronica sono stati trovati al largo di un’isola, per  monitorare le navi russe.

Le offensive israeliane inoltre illuminano il ruolo centrale di Washington nell’organizzazione dell’assedio e della guerra segreta contro i siriani mediante ascari e fantocci. Il coinvolgimento di Tel Aviv in Siria è coordinato dall’amministrazione Obama. Il commento di Barak Obama sugli attacchi israeliani ne dava immediato sostegno. Il presidente degli Stati Uniti ha detto alla rete Telemundoche gli israeliani sono giustificati nell’aggredire la Siria e che gli Stati Uniti si coordinano con Tel Aviv contro il governo siriano. Inoltre, gli attacchi aerei israeliani si sono avuti dopo le riunioni tra i membri dei gabinetti Obama e Netanyahu. Ancor prima, il presidente Obama aveva visitato Israele per ricucire i rapporti tra Israele e Turchia, per far sì che entrambi gli alleati degli Stati Uniti coordinassero i loro sforzi contro i siriani.

Il coordinamento militare israeliano e turco contro la Siria

Gli attacchi aerei israeliani contro Jamraya appaiono una provocazione calcolata, volta a istigare le ostilità utilizzando la risposta siriana come pretesto per la guerra. Non dovrebbe sorprendere che dopo l’attacco di Israele su Jamraya, Turchia e Israele abbiano lanciato esercitazioni militari sui rispettivi confini con la Siria, nel caso d’Israele questi comprendono le alture del Golan, territorio siriano occupato. Mentre i movimenti militari di Israele e Turchia, che sono stati presentati come esercitazioni separate, difatti erano dei coordinati pre-posizionamenti militari da parte dei due alleati. Inoltre, gli Stati Uniti e un gruppo di loro alleati hanno iniziato delle esercitazioni militari al largo delle coste iraniane, nel Golfo Persico, allo stesso tempo. L’atteggiamento militare era volto  sia ad intimidire la Siria che i suoi alleati regionali, a non reagire militarmente contro gli attacchi israeliani o di aspettarsi che una risposta militare siriana apra la porta all’attacco congiunto israeliano e turco alla Siria o a un conflitto regionale che potrebbe coinvolgere gli alleati della Siria,  Iran e Libano. Nonostante il fatto che l’Iron Dome si sia dimostrato inefficace nei combattimenti d’Israele a Gaza, nel 2012, e sia stato quindi chiamato il “Duomo di carta” per beffa, gli israeliani hanno inoltre dichiarato lo stato di allerta e inviato due delle loro batterie antimissile Iron Dome verso i confini libanesi e siriani.

Narrazioni contorte

La Turchia ha giocato un gioco simile nelle sue aree di confine con la Siria, compresi scambi di artiglieria turca e siriana. Il governo turco ha invano cercato di galvanizzare l’opinione pubblica turca nel sostenere le sue impopolari politiche ostili alla Siria. In entrambi i casi, la vera vittima, la Siria, è stata trasformata nell’aggressore, mentre i colpevoli vengono presentati come vittime. L’attacco d’Israele contro la Siria viene presentato come un atto puramente difensivo dai suoi fautori. Tale narrazione non coglie il punto che Israele ha apertamente detto di esser coinvolto nel conflitto in Siria per la ragione strategica di danneggiare la Siria e minare gli iraniani e i loro alleati regionali. C’è un errore d’inversione della logica qui, perché la narrazione israeliana ignora il fatto che eventuali ipotetici invi di armi iraniane ad Hezbollah sono il risultato diretto della continua aggressività d’Israele verso il Libano. Hezbollah, che significa “Partito di Dio” in arabo, non è stato creato per distruggere Israele, l’organizzazione libanese è stata creata con il sostegno dell’Iran con l’obiettivo di difendere il Libano dalle aggressioni israeliane, dopo diversi anni di occupazione israeliana del Libano. Vale la pena notare che l’invasione e l’occupazione israeliana del Libano veniva giustificata da Tel Aviv con la scusa di scacciare l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ma ciò continuò anche dopo che l’OLP lasciò il Libano.

Nel caso della Turchia, i siriani non hanno cercato di istigare un conflitto con la Turchia. Il governo dell’AKP di Turchia ha sostenuto attivamente il terrorismo contro la Siria, permettendo alle forze straniere di utilizzare il suolo turco per l’infiltrazione e come base logistica. Questo, però, non ha fermato il governo turco dall’incolpare delle autobombe di Reyhanli la Siria, subito dopo le esplosioni e senza nemmeno condurre un’indagine adeguata. Il primo ministro Erdogan e il suo governo non riconoscono nemmeno la maggiore probabilità che le bombe siano state piazzate dai loro stessi alleati, che combattono contro il governo siriano. Qualcuno chiamerebbe gli attentati di Reyhanli una specie di “ritorno di fiamma”, mentre altri non hanno escluso la possibilità di una “false flag” perpetrata per incastrare la Siria. In realtà, si scopre che i funzionari turchi sapevano  che gli attentati terroristici stavano per essere effettuati. Redhack, un gruppo di attivisti hacker turchi, ha diffuso una serie di cabli che rivelano che l’intelligence della gendarmeria di Ankara,  responsabile verso il Ministero degli Interni della Turchia, fosse consapevole che gli attentati di Reyhanli stavano per avere luogo.

Il motivo di fondo delle nuove pressioni: l’insurrezione è stata sconfitta

Una nuova equazione è entrata in vigore. A causa della sconfitta degli insorti, la pressione esterna viene ora applicata per sostituire la calante pressione interna sulla Siria. In questo contesto, le mosse israeliane e turche sono parte di una strategia coordinata e orchestrata da Washington contro la Siria. Gli attacchi israeliani e le autobombe terroristiche in Turchia servono a rinnovare le pressioni straniere sulla Siria e l’escalation della retorica interventista contro Damasco. Questa è una diretta conseguenza delle gravi sconfitte che le forze anti-governative hanno subito in Siria. Tutto il rumore sull’uso di armi chimiche da parte del regime siriano proviene da funzionari e media ufficialisti statunitensi, canadesi, israeliani, europei occidentali, turchi, sauditi e qatarioti nell’ambito di questo nuovo rimescolamento… le voci sull’uso di armi chimiche in Siria e le sfacciate accuse di Ankara circa il sostegno siriano al terrorismo al confine turco, nascondono la ritirata delle milizie anti-governative.

Le accuse sull’uso di armi chimiche e gli eventi che coinvolgono Israele e Turchia servono, inoltre, da nuove variabili in mancanza di una strategia di Washington verso la Siria. Queste nuove variabili forniscono a Washington una leva nelle trattative con gli alleati della Siria, in particolare la Russia e la Cina, e una maggiore flessibilità di azione nella guerra segreta in Siria. In un modo o nell’altro, hanno anche aperto la porta a nuove possibilità all’obiettivo del cambio di regime in Siria e fornendo maggiore spazio a Washington nel contrattare vantaggi politici in Siria.

Chi usa armi chimiche in Siria?

Il governo siriano si è rivolto alle Nazioni Unite sull’uso di armi chimiche da parte delle forze ribelli. Ha chiesto un’indagine formale delle Nazioni Unite. A sua volta, riprendendo l’assai poco originale farsa delle ispezioni sulle armi delle Nazioni Unite contro l’Iraq di Saddam Hussein, l’amministrazione Obama e i suoi alleati lavorano a politicizzare le indagini delle Nazioni Unite per darne la colpa al governo siriano. Questo è uno dei motivi per cui gli Stati Uniti e i loro alleati hanno scelto d’impedire alla Russia d’inviare ispettori in Siria. Nonostante il fatto che le armi chimiche siano state usate contro i sostenitori del governo nelle zone controllate dal governo, i ribelli e i nemici della Siria cercano d’incolpare Damasco per gli attacchi chimici. I siriani hanno accusato i ribelli e i loro sostenitori stranieri di aver deliberatamente usato armi chimiche in Siria per creare il pretesto per una guerra diretta dalla NATO contro il loro Paese. Sono stati accusati anche la Turchia e Israele. Lawrence Wilkerson, ex capo dello staff del segretario di Stato Colin Powell, ha anche detto, durante un’intervista a Current TV, che l’uso di armi chimiche in Siria potrebbe essere il risultato di un’operazione false flag, che avrebbe potuto essere stata eventualmente perpetrata da Israele.

Anche se le Nazioni Unite sono per lo più acquiescenti verso le richieste degli Stati Uniti contro la Siria, hanno respinto le accuse sulle armi chimiche contro Damasco. La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, un corpo investigativo dell’ONU che è stato istituito dall’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani  delle Nazioni Unite, ha rivelato che secondo i suoi accertamenti risulta che in Siria sia stato utilizzato gas Sarin dalle forze anti-governative e non dal governo siriano. Ciò è troppo scomodo per Washington. Gli Stati Uniti hanno immediatamente respinto le valutazioni delle Nazioni Unite, mentre la NATO si è affrettata a minare il rapporto dicendo di essere scettica verso i risultati delle Nazioni Unite. Invece gli Stati Uniti e i loro alleati hanno supportato una risoluzione il 15 maggio 2013 contro la Siria  all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in sostanza ha visto gli Stati Uniti e i loro alleati e fantocci, votare contro la Siria, e tutti i Paesi dalla politica estera indipendente votare contro o astenersi. E’ in questo quadro che l’amministrazione Obama ha detto che l’uso di armi chimiche è una “linea rossa” per l’intervento degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti ha anche pubblicamente esortato la NATO a riconsiderare il suo ruolo in Siria, sulla base delle accuse da parte di Israele, Gran Bretagna, Turchia, Francia e dell’amministrazione Obama sull’uso di armi chimiche da parte del governo siriano. La situazione di stallo tra i principali alleati della Siria e gli Stati Uniti, tuttavia, rende l’intervento militare diretto del Pentagono e della NATO una proposta difficile, pericolosa e improbabile. La creazione di una nuova task force mediterranea della Russia, attraverso il dispiegamento permanente di un contingente di navi da guerra della Flotta del Pacifico russa nel Mar Mediterraneo, è volto ad impedire l’intervento militare degli Stati Uniti e della NATO in Siria.

Il fiasco delle armi chimiche viene usato per giustificare ulteriori aiuti degli Stati Uniti agli insorti, invece della guerra diretta che elementi del tipo Coalizione Nazionale siriana, i petro-sceiccati arabi, i neo-con e l’Istituto di Washington per la Politica del Vicino Oriente hanno promosso come cheerleaders. La sconfitta degli insorti ha avviato una nuova serie di piani contro la Siria e i suoi alleati. Anche mentre il segretario di Stato John Kerry parla con il suo omologo russo, Sergej Lavrov, di organizzare una seconda conferenza di pace in Siria a Ginevra, gli Stati Uniti dichiarano che si preparano ad armare i ribelli… sul modello delle accuse che spianarono le mosse anglo-francesi contro la Libia utilizzate per scatenare la guerra imperialista di Washington alla Libia, le accuse sulle armi chimiche usate dagli Stati Uniti e dai loro alleati contro il governo siriano agiscono da cortina fumogena per porre fine all’embargo dell’Unione europea sulle armi alla Siria. Stati membri dell’Unione europea effettivamente invieranno armi ai ribelli in Siria sulla base di queste accuse.

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.


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About the author:

An award-winning author and geopolitical analyst, Mahdi Darius Nazemroaya is the author of The Globalization of NATO (Clarity Press) and a forthcoming book The War on Libya and the Re-Colonization of Africa. He has also contributed to several other books ranging from cultural critique to international relations. He is a Sociologist and Research Associate at the Centre for Research on Globalization (CRG), a contributor at the Strategic Culture Foundation (SCF), Moscow, and a member of the Scientific Committee of Geopolitica, Italy.

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