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La Libia e la nuova Divisione Imperiale dell’Africa
By Mahdi Darius Nazemroaya
Global Research, April 26, 2011
Aurora 26 April 2011
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https://www.globalresearch.ca/la-libia-e-la-nuova-divisione-imperiale-dell-africa/24524

I piani per attaccare la Libia erano pronti da molto tempo. La macchina da guerra imperiale di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, e dei loro alleati della NATO, è coinvolta in una nuova avventura militare in parallelo alle vicende che portarono alle guerre contro la Jugoslavia e l’Iraq. La macchina da guerra è stata mobilitata sotto la copertura dell'”intervento umanitario“.

In realtà ciò che il Pentagono e la NATO hanno fatto è una violazione del diritto internazionale, intervenendo a fianco di una delle parti in lotta in Libia, in una guerra civile che essi stessi hanno incoraggiato e alimentato. Essi non hanno protetto i civili, ma hanno lanciato una guerra contro il regime libico di Tripoli e assistito attivamente il Consiglio di transizione di Bengasi nella sua lotta contro i militari libici.

PARTE I

Prima del riavvicinamento con il colonnello Gheddafi, per anni Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e i loro alleati hanno lavorato per destabilizzare la Libia. Confermato da fonti del governo degli Stati Uniti, Washington ha tentato un cambiamento di regime a Tripoli già diverse volte. [1] Secondo il generale Wesley Clark, ex comandante della NATO, il Pentagono aveva attivato un programma per l’avvio di una guerra contro la Libia.

Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO, sono ora coinvolti in una nuova guerra che ha le caratteristiche già brevettate nelle guerre ed invasioni di Iraq ed ex Jugoslavia.
Una grande armada al largo delle coste della Libia, l’ha bombardata per settimane con l’obiettivo dichiarato di spodestare il regime libico. Allo stesso tempo, le divisioni interne alla Libia sono state alimentate.

La disinformazione viene sistematicamente sparsa. Come Saddam Hussein, prima di lui, gli USA e l’UE hanno armato e aiutato il colonnello Gheddafi. E’ quindi importante ricordarsi che gli Stati Uniti e l’UE sono responsabili per queste vendite di armi e per l’addestramento delle forze libiche.Inoltre, come in Iraq, un altro dittatore arabo era divenuto amico degli Stati Uniti, solo per essere successivamente tradito.

Prima del riavvicinamento con gli Stati Uniti dell’Iraq, all’inizio della guerra in Iraq-Iran, Saddam Hussein era un alleato dei sovietici ed era considerato un nemico da Washington. Il caso del colonnello Gheddafi è per molti aspetti, simile. Ironia della sorte, Gheddafi aveva avvertito i leader arabi, nel 2008, durante un incontro a Damasco sotto l’egida della Lega Araba, di un cambio di regime. Indicò la “cattiva abitudine” del governo degli Stati Uniti di tradire i dittatori arabi suoi amici:

Perché il Consiglio di sicurezza [dell’ONU] non vuole indagare sull’impiccagione di Saddam Hussein? Come potrebbe un leader della Lega araba essere impiccato? Non sto parlando delle politiche di Saddam Hussein, o delle nostre [cioè degli altri leader arabi] animosità verso di lui. Tutti noi avevamo le nostre divergenze con lui. Siamo tutti disaccordo l’un con un altro. Niente ci unisce ad eccezione di questa sala. Perché non c’è un accertamento circa l’esecuzione di Saddam Hussein?

Un intero governo arabo viene ucciso e appeso alla forca – Perché?! In futuro sarà anche il nostro turno! [Il resto dei funzionari arabi riuniti iniziarono a ridere] Infatti!

Gli USA hanno combattuto al fianco di Saddam Hussein contro Khomeini [nella guerra in Iraq-Iran]. Era il loro amico. Rumsfeld, il segretario alla difesa [USA] durante il bombardamento dell’Iraq [nel 2003], era un amico di Saddam Hussein.

Alla fine lo hanno eliminato. Lo hanno impiccato. Anche voi [i leader arabi] che siete amici dell’America – non voglio dire – noi, gli amici dell’America, l’America potrà approvare la nostra impiccagione, un giorno.” [2]

Alla fine della Guerra del Golfo del 1991, gli Stati Uniti incoraggiarono deliberatamente l’aperta rivolta contro il regime di Saddam Hussein, ma fecero un passo indietro e guardarono come Saddam Hussein represse con la forza le rivolte irachene. Nel 2011, hanno fatto la stessa cosa contro Gheddafi e il suo regime in Libia. Non solo la rivolta in Libia è stata istigata da Washington e dai suoi alleati, ma i ribelli sono stati riforniti con armi e consiglieri militari.

Quando gli Stati Uniti e i loro alleati innescarono la rivolta anti-Saddam a Baghdad, in seguito alla Guerra del Golfo, le “no-fly zone” sull’Iraq furono stabilite dai Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, col pretesto di proteggere “il popolo iracheno da Saddam.” Per anni l’Iraq è stato sistematicamente attaccato. La Repubblica irachena fu bombardata e le sue capacità di difesa furono erose.

Oggi, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno imposto una no fly zone sulla Libia, con il pretesto di proteggere “il popolo libico da Gheddafi.” Se volevano proteggere il popolo libico da Gheddafi, perché hanno armato Gheddafi, in primo luogo? Perché hanno effettuano operazioni commerciali dopo i tumulti antigovernativi del 2006 e del 2008 in Libia? C’è molto di più di questo raccontano, che fa parte della più ampia marcia verso la guerra.

Una nuova divisione imperiale dell’Africa: La Conferenza di Londra

La Conferenza di Londra sulla Libia rivela i veri colori della coalizione formatasi contro la Libia. In una chiara violazione del diritto internazionale, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e i loro alleati, stanno prendendo decisioni sul futuro della Libia, prima di ogni cambiamento sul terreno. [4] La democrazia è un processo dal baso e il governo della Libia è una questione interna che deve essere decisa dagli stessi libici. Queste decisioni non possono essere fatte dalle potenze straniere, che sono stati i fedeli sostenitori di alcune delle peggiori dittature.

Le nazioni che si erano riunite al tavolo della conferenza di Londra, non hanno alcun diritto di decidere se Gheddafi deve restare o andarsene. Questo è un diritto alla sovranità che solo i libici hanno. Il loro coinvolgimento nella guerra civile è una violazione del diritto internazionale, così come il loro schierarsi con uno dei campi nella guerra civile.

La Conferenza di Londra sulla Libia può essere paragonata alla Conferenza di Berlino del 1884. A differenza del 1884, la conferenza mira a dividere il bottino della guerra in Libia, al posto della diretta spartizione di un intero continente. Inoltre, Washington, invece di starsene lontana, come nel 1884, è la potenza leader in questa nuova conferenza che riguarda gli affari del continente africano.

La posizione degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali europei è molto chiara:

La Segretaria di Stato USA, Hillary Rodham Clinton, e il ministro degli Esteri britannico, William Hague, hanno condotto i colloqui sulla crisi a Londra, tra 40 paesi ed istituzioni, tutti alla ricerca di un obiettivo con lo scopo di frenare il sanguinoso assalto di Gheddafi contro il popolo libico. Anche se le incursioni aeree della NATO contro le forze di Gheddafi, che hanno avuto inizio il 19 marzo, non hanno lo scopo di rovesciarlo, decine di nazioni hanno concordato nei colloqui che il futuro della Libia non prevede che il dittatore resti al timone.”

Gheddafi ha perso la legittimità di governare, quindi crediamo che debba andarsene. Stiamo lavorando con la comunità internazionale per cercare di raggiungere questo risultato“, ha detto la Clinton ai giornalisti. Mentre parlava, i funzionari degli Stati Uniti annunciavano che le navi e i sottomarini statunitensi nel Mediterraneo avevano lanciati una salva di missili da crociera contro i depositi di missili libici nella zona di Tripoli e tra la sera di Lunedì e la mattina di Martedì – il più pesante attacco di questi giorni.

Il Ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle ha fatto eco al punto della Clinton.

Una cosa è chiara e deve essere molto chiara a Gheddafi: Il suo tempo è finito. Deve andarsene”, ha detto Westerwelle.Dobbiamo distruggere la sua illusione che ci sia un modo per tornare alla solita situazione, se riesce a rimanere al potere.” [4]

La Conferenza di Londra sulla Libia, però, non solo si occupava unicamente della Libia, ma tracciava il progetto di una nuova divisione imperialista del dell’Africa continentale. La Libia, che è diventato un ostacolo quando Gheddafi ha cambiato idea, sarà utilizzata per completare l'”Unione del Mediterraneo” e per inserire una nuova testa di ponte in Africa. Questo è l’inizio di importanti iniziative che saranno prese dagli Stati Uniti e dall’UE per eliminare la crescente presenza cinese in Africa.

Una nuova divisione imperiale dell’Africa: “Operation Odyssey Dawn

Il nome “Operazione Alba dell’Odissea” è molto rivelatrice. Identifica l’intento strategico e la direzione della guerra contro la Libia. L’Odissea è un poema epico greco antico del poeta Omero, che racconta il viaggio e i percorsi di Odisseo, eroe di Itaca, sulla strada di casa. Il tema principale è il “ritorno a casa.

Gli Stati Uniti e le potenze imperialiste sono nella loro odissea del “ritorno” in Africa. Questo progetto è anche intimamente legato alla più ampia agenda militare nell’Asia del sud-ovest e della corsa in Eurasia, che si rivolge, in ultima analisi, a Russia, Cina e Asia centrale.

L’agenda militare di Washington, riguarda i paesi dell’Africa e del continente eurasiatico, vale a dire un super-continente conosciuto come “Isola-Mondo.” E’ il controllo dell’Isola-Mondo a essere l’oggetto delle strategie degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti e la NATO hanno innescato una guerra civile in Libia, come pretesto per i piani di lunga data per un’aggressione militare. Una sistematica campagna di disinformazione mediatica, simile a quella utilizzata contro l’Iraq nel 1991 e nel 2003, è stata lanciata. In effetti, i media hanno aperto la strada alla guerra in Libia, come hanno fatto nella ex Jugoslavia, in Afghanistan e Iraq. Gli Stati Uniti e la sua coorte hanno utilizzato anche il clima di rivolta popolare nel mondo arabo, come una cortina con cui inserire e sostenere la propria agenda in Libia.

Il premio libico del Mediterraneo

C’è un vecchio proverbio libico che dice “se la vostra tasca si svuota, i vostri errori saranno molti.” In questo contesto, le tensioni interne libiche non sono dominate da questioni di sussistenza. Questo mette la Libia a parte da paesi arabi come Tunisia, Egitto, Yemen, Marocco e Giordania. [5] In Libia, la mancanza di libertà così come la corruzione dilagante, hanno creato un’opposizione al regime, che è stata usata dagli Stati Uniti e dai loro alleati, come un pretesto per giustificare un intervento straniero.

La Libia ha fatto molta strada dal 1951, quando divenne un paese indipendente. Nel 1975, il politologo Henri Habib descrisse queste condizioni:

“Quando alla Libia è stata concessa la sua indipendenza dalle Nazioni Unite, il 24 Dicembre 1951, è stata descritta come una delle nazioni più arretrate e povere del mondo. La popolazione al tempo, non era più di 1,5 milioni, di cui oltre il 90% era analfabeta, e non aveva alcuna esperienza politica o tecnica. Non c’erano università, e solo un numero limitato di scuole superiori era stato stabilito sette anni prima dell’indipendenza.” [6]

Secondo Habib lo stato di povertà in Libia era stato il risultato del giogo della dominazione ottomana, seguita dall’era dell’imperialismo europeo in Libia. [7] Habib spiegava: “Ogni sforzo è stato fatto per mantenere gli abitanti arabi [della Libia] in una posizione servile, che non li renda in grado di fare alcun progresso per sé o per la loro nazione.” [8] Egli spiegava inoltre:

Il culmine di questa oppressione s’è avuto durante l’amministrazione italiana (1911 – 1943), quando i libici non solo erano oppressi dalle autorità [estera], ma sono stati anche sottoposti alla perdita e alla privazione delle loro terre più fertili, che andarono ai coloni portati dall’Italia. Gli inglesi e i francesi che sostituirono gli italiani, nel 1943, tentarono di trincerarsi in [Libia] tramite diverse forme di divisione e, in ultima analisi, fallirono attraverso una combinazione di eventi politici e circostanze che sfuggono al controllo di qualsiasi nazione”. [9]

Nonostante la cattiva gestione politica e la corruzione, la Libia ha riserve di petrolio (scoperte nel 1959) che sono state utilizzate per migliorare il tenore di vita della sua popolazione. La Libia ha il più alto standard di vita in Africa. In aggiunta alle sue riserve energetiche, lo stato libico ha svolto un ruolo importante. Le riserve energetiche libiche sono state nazionalizzate dopo il colpo di stato del 1969 contro la monarchia libica. Va notato che queste riserve energetiche libiche, sono una fonte di ricchezza in Libia che, se completamente privatizzate, sarebbero un lucroso bottino di guerra.

In una certa misura, l’isolamento della Libia, in passato, come stato canaglia, ha anche svolto un ruolo nell’isolare la Libia. Poiché la maggior parte del mondo è in via di globalizzazione, da un punto di vista economico, l’integrazione libica nell’economia globale è, in un certo senso, in ritardo.

Pur avendo la famiglia Gheddafi e i suoi funzionari rubato e sperperato ingenti somme di denaro, servizi e prestazioni sociali, come l’alloggio del governo, sono disponibili in Libia. Si dev’essere anche attenti, che nulla di tutto questo significa che la ristrutturazione neo-liberista e la povertà non sono presenti in Libia, perché ve n’è molta.

Fino a quando il conflitto fu acceso nel 2011, c’era una enorme forza lavoro straniera in Libia. Migliaia di lavoratori stranieri provenienti da ogni angolo del globo, andavano in Libia per un’occupazione. Ciò ha incluso cittadini provenienti da Turchia, Cina, Africa sub-sahariana, America Latina, Unione europea, Russia, Ucraina, e mondo arabo.

Neo-liberalismo e nuova Libia: Saif Al-Islam Gheddafi ed avvicinamento

Dal 2001 al 2003, un processo di riavvicinamento iniziò tra la Libia e gli Stati Uniti e i loro partner dell’UE. Che cosa era cambiato? Il colonnello Gheddafi non cessò di essere un dittatore o cambiò il suo comportamento. Il riavvicinamento pose fine alla sfida di Tripoli ai suoi ex padroni coloniali. La Libia si era chinata alle pressioni degli Stati Uniti e dell’Unione europea e un modus vivendi entrava in vigore.

Le credenziali di Gheddafi come democratico o dittatore non sono mai stati un problema. Né lo è stato l’uso della forza bruta. Il servilismo è stato il vero problema. La forza usata contro le rivolte nel 2006 e nel 2008 non ha nemmeno indignato per finta l’Unione europea e Washington, che hanno continuato il loro “business as usual” con Tripoli. Anche fonti del governo statunitense, implicavano che gli interessi economici non devono essere compromessi da questioni di diritto internazionale o di giustizia, ad esempio, le pressioni della BP sul governo britannico nel 2007, di portare avanti lo scambio di prigionieri con la Libia, in modo che un contratto sul petrolio libico potesse essere protetto. [10]

Quasi in una notte, la Libia è diventata la nuova miniera d’oro per il business delle imprese statunitensi ed europee, in particolare nei settori dell’energia. Tali contratti lucrativi, comprendevano anche contratti dell’ordine di 482 milioni dollari (US) nel campo militare, dell’addestramento e del software militare, da parte dei membri dell’UE (compresi agenti chimici e biologici). [11] Eppure, due cose erano richiesta da Washington, e cioè l’imposizione di un tributo imperiale, come il l’apertura di basi militari in Libia e l’influenza degli apparati di intelligence degli Stati Uniti. Come risultato, la Libia sospese qualsiasi sostegno ai palestinesi e consegnò al governo degli Stati Uniti il suo dossier sui gruppi di resistenza contro Washington, Londra, Tel Aviv e i loro alleati. Questo fece della Libia un cosiddetto “partner” nella “guerra globale al terrorismo.” Washington sarebbe stata coinvolta in tutti gli aspetti della sicurezza dello Stato libico:

Sebbene le sanzioni Usa alla Libia state abolite nel 2004 e le relative restrizioni legate al terrorismo all’assistenza estera, furono annullate nel 2006, il Congresso ha agito per limitare all’amministrazione Bush la capacità di fornire assistenza estera alla Libia, come mezzo di pressione sull’amministrazione e il governo libico per risolvere le continue dichiarazioni sul terrorismo. La certificazione dell’amministrazione Bush dell’ottobre 2008 […] chiuse le restanti restrizioni sulla fornitura di assistenza estera dagli Stati Uniti, contenute nelle legislazioni sugli stanziamenti per gli esercizi 2008 e 2009. Le richieste di assistenza presentate dalle Amministrazioni Bush e Obama, per l’esercizio 2009 e 2010, inclusi finanziamenti per i programmi per rilanciare con le forze di sicurezza libiche, dopo “35 anni si sospensione dei contatti”, con i loro omologhi statunitensi, e per sostenere gli sforzi libici per migliorare le capacità di sicurezza nei settori di comune preoccupazione, quali il controllo delle frontiere, lotta al terrorismo e il monitoraggio dell’esportazione/importazione.” [12]

La Libia è diventata anche attiva nel sistema bancario e della finanza mondiale. La Federal Reserve Bank di New York ha concesso addirittura 73 prestiti all’Arab Banking Corporation (ABC), che è una banca per lo più di proprietà della Banca Centrale della Libia, per un importo totale di 35 miliardi di dollari (USA). [13] Secondo il senatore Bernard Sanders del Vermont, in una denuncia al segretario al Tesoro USA Timothy Geithner, e al presidente della Federal Reserve, Benjamin Bernanke, La banca di proprietà libica, per lo più ha ricevuto più di 26 miliardi di dollari (USA) di prestiti con tasso di interesse vicino allo zero, dalla US Federal Reserve, che li ha prestiti di nuovo al Tesoro degli Stati Uniti, a un tasso d’interesse più elevato. [14] L’Arab Banking Corporation è attualmente esente dalle sanzioni alla Libia e può servire a creare un legame fiscale tra Wall Street e Bengasi.

Saif al-Islam Gheddafi è stato fondamentale in questo processo di apertura della Libia al commercio con Washington e l’Unione europea. Nel 2000, Saif Al-Islam si è laureato in una università dell’Austria, e si è strettamente legato a soci stranieri, che divennero i suoi consulenti politici e amici.

Il principe Andrea d’Inghilterra, sarebbe diventato un caro amico di Saif Al-Islam: così vicino che Chris Bryant, un vecchio politico del Partito Laburista, ha chiesto alla Camera dei Comuni britannica che il principe Andrea fosse rimosso dal suo incarico di inviato speciale per il commercio all’inizio del conflitto con la Libia. [15] Consulenti occidentali a Tripoli svolsero un ruolo importante nella definizione della politica libica. Un “Nuova Libia” ha iniziato ad emergere sotto Saif Al-Islam, che spinse per l’adozione delle riforme economiche neo-liberali nello stile del FMI.

A partire dal 2005-2006, la disparità dei redditi sociali è cominciata ad emergere in Libia. I Comitati del movimento rivoluzionario libico furono in gran parte sciolti da Saif al-Islam. Se i Comitati del Movimento fossero rimasti, avrebbero molto probabilmente cercato di impedire l’attuale escalation del conflitto. Inoltre, Saif Al-Islam è andato a Londra ed ha intessuto legami in Gran Bretagna con Noman Benotman, ex leader del Gruppo combattente islamico libico (LIFG). [16] Fece amicizia con Benotman. Supportato da Saif Al-Islam, Benotman e Ali Al-Sallabi, un cittadino libico residente in Qatar (e che era sulla lista dei terroristi di Tripoli), hanno negoziato una tregua tra il Gruppo combattente islamico libico e il governo libico. E’ anche interessante notare che tutti i ministri e gli ambasciatori che hanno disertato o lasciato la Libia, sono stati scelti da Saif al-Islam.

Come nel caso della ex Jugoslavia, negli anni ’90, le riforme neo-liberali applicate in Libia, hanno creato disparità sociali e di reddito, che a loro volta contribuito alla instabilità politica.

Il riavvicinamento con Tripoli e l’Estorsione Imperiale

Alla fine del 2008, il governo statunitense chiese a Tripoli di pagare ciò che equivaleva a un “tributo imperiale.” La Libia aveva capitolato e aveva accettato un accordo per un risarcimento irregolare di Washington. L’accordo fu denominato “Accordo di transazione tra gli Stati Uniti d’America e la Grande Repubblica Popolare Socialista Araba Libica.” Secondo l’accordo, la Libia concedeva 1,3 miliardi dollari di dollari USA a Washington, mentre Washington avrebbe dato ai libici 300 milioni di dollari USA. L’articolo 4 allegato al contratto prevede la:

Una volta che i contributi sul conto del Fondo raggiunsero l’importo di 1,8 miliardi di dollari (un miliardo ottocento milioni di dollari), l’importo di 1,5 miliardi di dollari (un miliardo cinquecento milioni di dollari Usa) furono depositati nel Conto A [il conto degli Stati Uniti] e l’importo di 300 milioni di dollari (trecento milioni di dollari) furono depositati nel conto Conto B [Libia], che in entrambi i casi costituiscono la ricezione delle risorse di cui all’articolo III (2) dell’accordo.” [17]

Nonostante tutto questo, la Libia è rimasta un paese relativamente ricco. Nel 2010, Tripoli fece anche un’offerta per comprare una porzione di British Petroleum (BP), una delle più grandi società del mondo. [18] La National Oil Company della Libia resta anche una delle compagnie petrolifere più grandi al mondo. Anche con i lucrosi affari che hanno portato al riavvicinamento, gli Stati Uniti e l’UE hanno sempre avuto l’obiettivo di perseguire i loro guadagni e controllo. Le potenze dell’Unione europea e Washington hanno semplicemente aspettato l’occasione giusta. I piani per conquistare e controllare la Libia e il suo settore dell’energia non sono mai stati abbandonati. Né Washington e l’Europa occidentale potevano accettare niente di meno che un vero e proprio governo fantoccio in Libia.

La rivolta e la risposta di Gheddafi

Anche con il riavvicinamento con Tripoli, gli Stati Uniti e i loro partner UE, hanno continuato a coltivare i legami con figure e organizzazioni della cosiddetta “opposizione“, al fine di attuare un cambiamento di regime in una data futura. Questo è il motivo per cui il Fronte di Salvezza Nazionale della Libia è stato attivo soprattutto a Washington. Nelle parole tempestive della relazione del Congressional Research Service (CRS) (18 febbraio 2011):

La Conferenza Nazionale per l’opposizione libica (un’organizzazione ombrello dei gruppi di opposizione guidata dal Fronte di Salvezza Nazionale libico (NLSF) […]) e gli organizzatori su Internet hanno indetto una “giorno della rabbia” che si terrà il 17 febbraio. Eventi simili erano stati organizzati da gruppi anti-governativi in molti altri paesi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, il mese precedente. Il 17 febbraio [2011] centinaia di manifestanti scesero in piazza a Bengasi e in altre città nelle sue vicinanze. [19]

Il colonnello Gheddafi ha governato la Libia sotto una dittatura che ha sistematicamente usato la violenza e la paura. Tuttavia, il livello di violenza che ha sconvolto la Libia è stato distorto. [20] Molti dei primi rapporti che uscirono dalla Libia, nei primi mesi del 2011, si sono dimostrati in molti casi fuorvianti. Queste relazioni devono essere studiate molto attentamente. Secondo lo stesso rapporto del CRS preparato per il Congresso degli Stati Uniti, le relazioni iniziali provenivano tutte da “fonti dei locali media [libici], filmati amatoriali e racconti, e da relazioni di organizzazioni dei diritti umani e gruppi di opposizione in esilio.” [21]

L’obiettivo di Gheddafi era preservare il suo regime, e non annullarlo. Dopo che Gheddafi venne a conoscenza della crescente minaccia estera al suo regime, l’uso della forza è stato nel complesso contenuto. Il regime di Tripoli non ha voluto fornire ulteriori scuse agli Stati Uniti, all’UE e alla NATO per un intervento militare in Libia. Gheddafi aveva esercitato il controllo per preservare la sua dittatura. Il regime libico sapeva molto bene che una sanguinosa guerra civile, sarebbe stata utilizzata come giustificazione per l’intervento sotto un pretesto umanitario. Ecco perché Gheddafi ha deciso di tentare di negoziare dove poteva, invece di usare la forza. L’uso della violenza non favorisce il regime libico o la Libia, ma funziona piuttosto in favore degli Stati Uniti e degli stati UE.

Mahdi Darius Nazemroaya specializzato sul Medio Oriente e l’Asia Centrale. È un ricercatore associato al Centre for Research on Globalization (CRG).
Originale: Libya and the Imperial Re-Division of Africa
Traduzione di Alessandro Lattanzio.

NOTE

1 Christopher M. Blanchard and James Zanotti, “Libya: Background and US Relations,” Congressional Research Service, 18 Febbraio 2011, p.12; the source quoted are as follows: Joseph T. Stanik, El Dorado Canyon: Reagan’s Undeclared War with Qaddafi, (Annapolis, Md.: Naval Institute Press, 2003); Bernard Gwertzman, “Shultz Advocates US Covert Programs to Depose Qaddafi,” The New York Times, 28 Aprile 1986; e Clifford Krauss, “Failed Anti-Qaddafi Effort Leaves US Picking Up the Pieces,” The New York Times, 12 marzo 1991.

2 Muammar Qaddafi, Speech at the Twentieth Arab League Summit in Damascus (Address, Twentieth Arab League Summit, Damascus, Syria: 29 marzo 2008).

3 David Stringer, “Top envoys agree Libya’s Moammar Gadhafi must step down but don’t discuss arming rebels,” Associated Press (AP), 29 marzo 2011.

4 Ibid.

5 Ciò non significa che le questioni in questi paesi arabi siano esclusivamente questioni economiche, perché la libertà personale e il governo corrotto, sono anche motivazioni più importanti per la rabbia pubblica nel mondo arabo, nelle rispettive società degli stati menzionati. Ciò significa che la questione dei mezzi di sussistenza economica è un fattore importante in queste altre proteste. Inoltre, nel 2008 le proteste libiche sono stati segnalati per essere anche legate alla disoccupazione, ma le questioni economiche non sono la forza motrice delle manifestazioni che si svolgono in Libia.

6 Henri Pierre Habib, Politics and Government of Revolutionary Libya (Montmagny, Québec: Le Cercle de Livre de France Ltée, 1975) p.1.

7 Ibid.

8 Ibid.

9 Ibid.

10 Blanchard and Zanotti, “Libya: Background and US,” Op. cit., pp.12-13.

11 European Union, “Twelfth Annual Report According to Article 8(2) of Council Common Position 2008/944/CFSP Defining Common Rules Governing Control of Exports of Military Technology and Equipment,” Official Journal of the European Union, vol. 24 (C9) (13 febbraio 2011): pp.160-162; Questo è di circa 344 milioni di euro. Il tasso di conversazione utilizzato per presentare il valore di questi contratti, è di 1 euro equivalente a 1,40279 dollari (sulla base del tasso di cambio dell’8 marzo 2011).

12 Blanchard and Zanotti, “Libya: Background and US,” Op. cit., pp.13-14.

13 Donal Griffin and Robert Ivry, “Libya-Owned Arab Banking Corp. Drew at Least $5 Billion From Fed in Crisis,” Bloomberg, 1 aprile 2011.

14 Bernard Sandards, Letter to Ben S. Bernanke, Timothy Geithner, and John Walsh, 31 marzo 2011: <http://sanders.senate.gov/graphics/libya_letter.pdf>.

15 British Broadcasting Corporation (BBC) News , “Duke of York must lose trade job, says Labour MP”, 29 Febbraio 2011.

16 Sarebbe Noman Benotman che avrebbe organizzato defezione di Musa Al-Kusa in Gran Bretagna.

17 Claims Settlement Agreement between the United States of America and the Great Socialist People’s Libyan Arab Jamahiriya, 14 agosto 2008, p.4; la relazione del CRS qui citata, è stata citata anche citata in questo documento, ma fa un errore circa l’importo dato ai libici, affermando che è di “300 miliardi dollari.

18 Andrew England and Simeon Kerr, “Libya hints at taking stake in BP,” Financial Times, 5 luglio 2010.

19 Blanchard and Zanotti, “Libya: Background and US,” Op. cit., p.5; E’ degno di nota che i due ricercatori abbiano inserito l’articolo del saudita Asharq Al-Awsat (l’articolo specifico citato è il seguente: Khaled Mahmoud, “Gaddafi ready for Libya’s ‘Day of Rage‘”, Asharq Al-Awsat, 9 febbraio 2011), che tratta di un abbastanza interessante legame fra le precedenti proteste libiche del 17 febbraio 2006, per le vignette offensive pubblicate in Danimarca sul profeta Maometto, che si sono trasformate in proteste anti-Gheddafi.

20 Questo non giustifica qualsiasi violenza di stato in Libia, ma deve essere esaminata. Il contesto della violenza in Libia deve essere osservato assai bene.

21 Blanchard and Zanotti, “Libya: Background and US,” Op. cit., p.5.

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