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Il «prestigio» dell’Italia
By Manlio Dinucci
Global Research, February 03, 2015
ilmanifesto.info
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Non poteva aprirsi meglio il 2015 per quell’Italia che basa sulle mis­sioni mili­tari «il suo rin­no­vato pre­sti­gio» (come soste­nuto dal pre­si­dente Napo­li­tano). «Grande apprez­za­mento» per l’impegno ita­liano sui vari fronti di guerra è stato espresso nien­te­meno che dal gene­rale Mar­tin Demp­sey, la mas­sima auto­rità mili­tare Usa, negli incon­tri con il capo di stato mag­giore della Difesa, ammi­ra­glio Luigi Binelli Man­telli, e con il mini­stro della Difesa Roberta Pinotti. Subito dopo l’ammiraglio Man­telli ha preso parte a Bru­xel­les agli incon­tri tra i capi di stato mag­giore della Difesa dei 28 paesi Nato, incen­trati sulle «situa­zioni di crisi nei fian­chi est e sud dell’Alleanza», sul «futuro della mis­sione Reso­lute Sup­port in Afgha­ni­stan» e sulla messa a punto del «Rea­di­ness Action Plan per garan­tire le capa­cità di rispo­sta rapida e deter­mi­nata alle nuove minacce alla sicu­rezza dell’Alleanza».

L’impegno dell’Italia è a tutto campo. Sul «fianco est», cac­cia­bom­bar­dieri ita­liani Euro­fighter 2000 Typhoon (gli stessi usati nella guerra Nato con­tro la Iugo­sla­via), sono stati schie­rati in Litua­nia, da dove hanno effet­tuato la loro prima mis­sione inter­cet­tando un aereo russo che volava sul Bal­tico. Sul «fianco sud», dopo aver par­te­ci­pato alla guerra Nato con­tro la Libia, l’Italia par­te­cipa all’intervento mili­tare in Siria, effet­tuato dalla coa­li­zione inter­na­zio­nale a guida Usa, e a quello in Iraq dove, nel qua­dro della stessa coa­li­zione, ha inviato aerei, droni, armi e istruttori.

Sem­pre più pre­sente l’Italia anche nel Golfo per­sico, in par­ti­co­lare attra­verso la part­ner­ship mili­tare con il Qatar e il Kuwait, i cui piloti ven­gono adde­strati a Gala­tina dall’aeronautica ita­liana. Navi mili­tari ita­liane par­te­ci­pano a tutte le ope­ra­zioni Nato, dal Medi­ter­ra­neo (per «garan­tire la sicu­rezza») all’Oceano Indiano (per «la cac­cia ai pirati»). Sem­pre sul «fianco sud», l’Italia si è spinta in pro­fon­dità nell’Africa sub­sa­ha­riana, par­te­ci­pando all’esercitazione Flin­tlock 2015, orga­niz­zata dalle Forze spe­ciali del Comando Africa degli Stati uniti, che ini­zierà in Ciad il 16 feb­braio, esten­den­dosi a Niger, Nige­ria e Came­run e, a nord, fino in Tunisia.

In Afgha­ni­stan, dove la mis­sione Nato «Isaf» è stata tra­sfor­mata in mis­sione Nato «Reso­lute Sup­port», l’Italia con­ti­nuerà a ope­rare mili­tar­mente con aerei da tra­sporto C-130 J e da guerra elet­tro­nica EC-27 della 46a Bri­gata aerea di Pisa, veli­voli a pilo­tag­gio remoto Pre­da­tor del 32° stormo di Amen­dola e, ancor più di prima, con forze spe­ciali, oggi poten­ziate dalla nascita del comando uni­fi­cato a Pisa. L’Italia par­te­cipa allo stesso tempo al «Rea­di­ness Action Plan», che poten­zia la capa­cità Nato di pro­iet­tare forze mili­tari sia verso est (con la moti­va­zione della «minac­cia russa») che verso sud (con la moti­va­zione della «guerra al ter­ro­ri­smo», ali­men­tato dalla stessa Nato). In tale qua­dro, le basi Usa/Nato in Ita­lia svol­gono un ruolo di fon­da­men­tale importanza.

Tutto ciò com­porta per l’Italia una cre­scente spesa mili­tare, diretta e indi­retta. Secondo la Nato, essa ammonta oggi in media a 52 milioni di euro al giorno, secondo il Sipri a 72 milioni che, in base all’impegno assunto dall’Italia di por­tarla al 2% del pil, dovranno salire a quasi 100 milioni al giorno.

Per assi­cu­rare non la difesa dell’Italia, ma la sua par­te­ci­pa­zione a una stra­te­gia aggres­siva. Dato che la spe­ranza è l’ultima a morire, non resta che spe­rare che il con­cetto di pre­sti­gio nazio­nale del nuovo Pre­si­dente della Repub­blica si basi non sulla guerra, ma sul ripu­dio della guerra come san­ci­sce la nostra Costituzione.

Manlio Dinucci,  

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