Gli F-16 restano ad Aviano

L'analisi

Allarme ad Aviano. È scattato quando il Wall Street Journal ha scritto che il presidente Barack Obama, nella sua visita a Varsavia il 27 maggio, annuncerà il trasferimento permanente di caccia F-16 statunitensi dalla base aerea italiana a quella di Lask in Polonia. Nella cittadina friulana, riporta il Gazzettino, vi è preoccupazione per le possibili perdite economiche: qui risiedono 4.200 militari Usa che, con i familiari, salgono a circa 10mila persone; e nella base lavorano 800 dipendenti civili italiani. Vi è inoltre un indotto, formato da decine di piccole e medie imprese che si occupano della logistica e delle forniture della base.

Immediata la reazione bipartisan nel mondo politico. Il vicepresidente della Regione Friuli, Luca Ciriani (PdL), ha dichiarato che la base di Aviano ha portato «solo ricchezza e posti di lavoro, senza alcun tipo di problema». Gli ha fatto eco il senatore Carlo Pegorer (Pd), sottolineando che «quella realtà, oltre ai militari americani, vede la presenza di migliaia di loro familiari e di diverse centinaia di lavoratori italiani impiegati al suo interno, con un indotto significativo per le attività economiche e produttive della zona». Poiché è «una delle principali basi americane del sud Europa inserita in un contesto strategico di grande importanza», il senatore non si accontenta delle «generiche assicurazioni» del ministro La Russa, ma chiede che sia il governo ad assicurare il parlamento che gli F-16 resteranno ad Aviano.

Ad Aviano è dislocato il 31st Fighter Wing, l’unico stormo di cacciabombardieri Usa a sud delle Alpi, composto di due squadriglie di F-16 e assistito da una unità addetta al munizionamento, il 731st Munitions Squadron, dislocata a Camp Darby. La missione dello stormo è «fornire potenza di combattimento da un capo all’altro del globo per conseguire gli obiettivi degli Usa e della Nato». Negli anni ’90 ha svolto un ruolo fondamentale nelle operazioni in Bosnia e nella guerra in Jugoslavia. Attualmente è impegnato nella «guerra globale al terrorismo», soprattutto in Afghanistan e Iraq. Lo scorso marzo, i cacciabombardieri F-16 di Aviano, appoggiati da EA-18G per la guerra elettronica, hanno partecipato alla prima fase dell’attacco alla Libia.

Ora si prospetta un loro impiego anche sul fronte orientale. A Varsavia parlano di un accordo con Washington secondo cui F-16 statunitensi, provenienti da Aviano e altre basi, effettueranno una rotazione in Polonia in modo da assicurare una loro presenza permanente nel paese. Decisione non certo gradita a Mosca. Una delle due squadriglie del 31st Fighter Wing di Aviano, la 510th Fighter Squadron, è preparata anche all’attacco nucleare con bombe B-61 dislocate nella base stessa. E, secondo un rapporto presentato nell’ottobre 2010 all’Assemblea parlamentare della Nato (U.S. non-strategic nuclear weapons in Europe: a fundamental Nato debate), vi è un piano che prevede di concentrare ad Aviano tutte le armi nucleari Usa in Europa. Possono dunque stare tranquilli il vicepresidente Ciriani e il senatore Pegorer: Aviano non sarà smantellata, ma continuerà a produrre «ricchezza e posti di lavoro, senza alcun tipo di problema». Salvo la guerra, compresa la preparazione di quella nucleare.

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Articles by: Manlio Dinucci

About the author:

Manlio Dinucci est géographe et journaliste. Il a une chronique hebdomadaire “L’art de la guerre” au quotidien italien il manifesto. Parmi ses derniers livres: Geocommunity (en trois tomes) Ed. Zanichelli 2013; Geolaboratorio, Ed. Zanichelli 2014;Se dici guerra…, Ed. Kappa Vu 2014.

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