Gasdotto esplosivo nel Mediterraneo

L’Arte della guerra. La vera partita che si gioca nel Mediterraneo orientale è geopolitica e geostrategica, e coinvolge le maggiori potenze mondiali

Nel Mediterraneo orientale, nei cui fondali sono stati scoperti grandi giacimenti offshore di gas naturale, è in corso un aspro contenzioso per la definizione delle zone economiche esclusive, al cui interno (fino a 200 miglia dalla costa) ciascuno dei paesi rivieraschi ha i diritti di sfruttamento dei giacimenti.

I paesi direttamente coinvolti sono Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano, Israele, Palestina (i cui giacimenti, nelle acque di Gaza, sono in mano a Israele), Egitto e Libia. Particolarmente teso è il confronto tra Grecia e Turchia, ambedue membri della Nato. La posta in gioco non è solo economica.

La vera partita che si gioca nel Mediterraneo orientale è geopolitica e geostrategica, e coinvolge le maggiori potenze mondiali. In tale quadro si inserisce l’EastMed, il condotto che porterà nella Ue gran parte del gas di quest’area. La sua realizzazione è stata decisa al summit, svoltosi a Gerusalemme il 20 marzo 2019, tra il premier israeliano Netanyahu, il premier greco Tsipras e il presidente cipriota Anastasiades. Netanyahu ha sottolineato che «il gasdotto si estenderà da Israele all’Europa attraverso Cipro e Grecia» e Israele diverrà così una «potenza energetica» (che controllerà il corridoio energetico verso l’Europa), Tsipras ha sottolineato che «la cooperazione tra Israele, Grecia e Cipro, giunta al sesto summit, è divenuta strategica».

Lo conferma il patto militare stipulato dal governo Tsipras con Israele cinque anni fa (il manifesto, 28 luglio 2015). Al summit di Gerusalemme (i cui atti sono pubblicati dall’Ambasciata Usa a Cipro) ha presenziato il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, sottolineando che il progetto EastMed varato da Israele, Grecia e Cipro, «partner fondamentali degli Usa per la sicurezza», è «incredibilmente tempestivo» poiché «Russia, Cina e Iran stanno tentando di mettere piede in Oriente e in Occidente».

La strategia Usa è dichiarata: ridurre e infine bloccare le esportazioni russe di gas in Europa, sostituendole con gas fornito o comunque controllato dagli Usa. Nel 2014 essi hanno bloccato il SouthStream, che attraverso il Mar Nero avrebbe portato in Italia gas russo a prezzi competitivi, e tentano di fare lo stesso con il TurkStream che, attraverso il Mar Nero, porta il gas russo nella parte europea della Turchia per farlo arrivare nella Ue.

Allo stesso tempo gli Usa cercano di bloccare la Nuova Via della Seta, la rete di infrastrutture progettata per collegare la Cina al Mediterraneo e all’Europa. In Medio Oriente, gli Usa hanno bloccato con la guerra il corridoio energetico che, in base a un accordo del 2011, avrebbe trasportato, attraverso Iraq e Siria, gas iraniano fin sul Mediterraneo e in Europa. A questa strategia è accodata l’Italia, dove (in Puglia) arriverà l’EastMed che porterà il gas anche in altri paesi europei. Il ministro Patuanelli (M5S) ha definito il gasdotto, approvato dalla Ue, uno dei «progetti europei di interesse comune», e la sottosegretaria Todde (M5S) ha portato l’adesione dell’Italia all’East Med Gas Forum, sede di «dialogo e cooperazione» sul gas del Mediterraneo orientale, cui partecipano – oltre a Israele, Grecia e Cipro – Egitto e Autorità palestinese. Ne fa parte anche la Giordania, che non ha giacimenti offshore di gas non affacciandosi sul Mediterraneo, ma lo importa da Israele.

Sono invece esclusi dal Forum Libano, Siria e Libia, cui spetta parte del gas del Mediterraneo orientale. Hanno preannunciato la loro adesione Stati uniti, Francia e Ue. La Turchia non vi partecipa per il contenzioso con la Grecia, che la Nato però è impegnata a dirimere: «delegazioni militari» dei due paesi si sono incontrate già sei volte al quartier generale Nato a Bruxelles. Intanto, nel Mediterraneo orientale e nel limitrofo Mar Nero, è in corso un crescente dispiegamento delle Forze navali Usa in Europa, con quartier generale a Napoli Capodichino.

La loro «missione» è «difendere gli interessi Usa e Alleati, e scoraggiare l’aggressione». Stessa «missione» per i bombardieri strategici Usa B-52, che volano sul Mediterraneo orientale affiancati da caccia greci e italiani.

Manlio Dinucci


Articles by: Manlio Dinucci

About the author:

Manlio Dinucci est géographe et journaliste. Il a une chronique hebdomadaire “L’art de la guerre” au quotidien italien il manifesto. Parmi ses derniers livres: Geocommunity (en trois tomes) Ed. Zanichelli 2013; Geolaboratorio, Ed. Zanichelli 2014;Se dici guerra…, Ed. Kappa Vu 2014.

Disclaimer: The contents of this article are of sole responsibility of the author(s). The Centre for Research on Globalization will not be responsible for any inaccurate or incorrect statement in this article. The Centre of Research on Globalization grants permission to cross-post Global Research articles on community internet sites as long the source and copyright are acknowledged together with a hyperlink to the original Global Research article. For publication of Global Research articles in print or other forms including commercial internet sites, contact: [email protected]

www.globalresearch.ca contains copyrighted material the use of which has not always been specifically authorized by the copyright owner. We are making such material available to our readers under the provisions of "fair use" in an effort to advance a better understanding of political, economic and social issues. The material on this site is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving it for research and educational purposes. If you wish to use copyrighted material for purposes other than "fair use" you must request permission from the copyright owner.

For media inquiries: [email protected]