Si chiama «Mox» l’incubo del reattore tre

 

Source : http://www.greenpeace.org/international/en/multimedia/photos/stop-mox-demonstration-in-fu/

La decisione delle autorità giapponesi di focalizzare gli sforzi sul reattore numero tre di Fukushima, esploso lunedì, indica che esso rappresenta «una minaccia maggiore poiché è l’unico della centrale ad essere caricato con Mox, contenente plutonio: ingegneri nucleari occidentali avvertono che il rilascio di Mox nell’atmosfera produrrebbe una nube radioattiva molto più pericolosa di quella provocata dai reattori all’uranio». Questa notizia, data ieri dal New York times, conferma quanto il manifesto aveva scritto il giorno precedente, segnalando per primo la particolare pericolosità del reattore 3. Il Mox, un misto di ossidi di uranio e plutonio, essendo molto più instabile e radioattivo, aumenta i rischi di incidenti nucleari e, in caso di fuoriuscita, è estremamente più dannoso. Il plutonio, dati i tempi di dimezzamento, resta pericoloso per un tempo corrispondente a migliaia di generazioni umane.

Il reattore 3 è stato caricato con questo combustibile al plutonio il 21 agosto 2010, dopo il via libera del governatore della prefettura di Fukushima, Yukei Sato. Altri due reattori, nelle centrali di Kyushu Genkai e Shikoku Ikata, erano già stati caricati con Mox nel novembre 2009 e marzo 2010. Il piano dell’Agenzia per la sicurezza nucleare prevedeva che, in una prima fase, dovessero essere caricati con combustibile al plutonio dieci reattori.

Il Mox per i reattori giapponesi è stato prodotto in Francia, utilizzando scorie nucleari inviate dal Giappone. Dall’impianto di ritrattamento di La Hague, in Normandia, il combustibile al plutonio è stato trasportato per 1.000 km con autocarri all’impianto Melox di Marcoule, dove vengono fabbricate le barre di combustibile. Esse sono state trasportate di nuovo a La Hague per allestire la spedizione. I contenitori sono stati quindi trasportati al porto di Cherbourg e imbarcati sulle navi Pintail e Heron, con a bordo uomini armati in assetto di guerra, che sono salpate nel febbraio 2009 verso il Giappone.

Greenpeace l’ha definita la più grossa spedizione di plutonio della storia: le barre di Mox ne contenevano 1.800 kg. E ha denunciato i pericoli derivanti dal suo trasporto su terra e via mare per decine di migliaia di km, in quanto nessuno può prevedere che cosa avverrebbe in caso di incidente. Ha denunciato inoltre che il Mox favorisce la proliferazione delle armi nucleari, in quanto se ne può estrarre più facilmente plutonio: con quello della spedizione del 2009 si potrebbero fabbricare 225 armi nucleari.

Quasi nessun governo ha prestato attenzione all’allarme lanciato da Greenpeace. L’esecutivo irlandese ha cercato invano, rivolgendosi nel 2003 alla Corte di arbitraggio dell’Aia, di far chiudere l’impianto di ritrattamento di Sellafield in Inghilterra, autorizzato nel 2001 dal governo Blair: l’impianto, di cui si serve anche il Giappone, è fonte di un pericoloso inquinamento radioattivo del Mar di Irlanda e del Nord Atlantico.

Né i governi italiani si sono preoccupati del fatto che l’impianto francese di Marcoulle, in cui si fabbricano le barre al plutonio, dista appena 180 km dal nostro confine e 300 km da Torino. Anzi il governo Berlusconi vuole acquistare centrali nucleari francesi. Magari con lo stesso combustibile al plutonio del reattore di Fukushima. 73

MILA LITRI Acqua radioattiva nel Lago Ontario in seguito a un incidente alla centrale nucleare di Pickering, uno dei cinque siti canadesi, a 35 km da Toronto. Le autorità minimizzano

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Articles by: Manlio Dinucci

About the author:

Manlio Dinucci est géographe et journaliste. Il a une chronique hebdomadaire “L’art de la guerre” au quotidien italien il manifesto. Parmi ses derniers livres: Geocommunity (en trois tomes) Ed. Zanichelli 2013; Geolaboratorio, Ed. Zanichelli 2014;Se dici guerra…, Ed. Kappa Vu 2014.

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