Le manovre russe inviano un chiaro messaggio contro l’intervento della NATO in Siria?

C’è un legame tra gli eventi in Siria (forse anche le tensioni degli Stati Uniti con la Corea democratica) e le improvvise manovre della Russia nel Mar Nero iniziate il 28 marzo 2013? Mentre a Durban, in Sud Africa, i BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, hanno annunciato la formazione di una nuova banca per lo sviluppo, sfidando il FMI e la Banca mondiale, il russo Vladimir Putin ha dato via libera ad esercitazioni non programmate nel Mar Nero. Da sole le esercitazioni contano poco, ma in un contesto globale significano molto. Secondo il Cremlino, le manovre hanno coinvolto circa 7.000 militari russi; forze speciali, fanteria di marina e truppe aeroportate di pronto intervento. Tutte le armi della Russia vi sono state coinvolte e le esercitazioni sono state utilizzate per testarne l’interoperabilità. Oltre trenta navi da guerra russe di stanza nel porto ucraino di Sebastopoli, nella penisola di Crimea, e nel porto russo di Novorossijsk nel Kraj di Krasnodar, vi hanno partecipato. L’obiettivo delle esercitazioni è dimostrare che la Russia potrebbe mobilitarsi per qualsiasi evento da un momento all’altro.

Le manovre hanno sorpreso la North Atlantic Treaty Organization(NATO), che si è anche lamentata del fatto che le esercitazioni russe sono iniziate nel Mar Nero senza preavviso. In realtà, la NATO ha chiesto alla Russia di essere più aperta riguardo alle sue mosse e d’informare il comando della NATO, a Bruxelles, sui suoi movimenti militari futuri. Alexander Vershbow, il Vicesegretario generale statunitense della NATO, ha persino chiesto “massima trasparenza” alla Russia. Ci si  chiede perché sono così scossi?

Risposta russa ai piani di guerra contro la Siria?

E’ una coincidenza che la Russia mostri i muscoli, dopo che la NATO, il 20 marzo, ha rivelato di sviluppare piani di emergenza per un intervento in Siria, in stile libico? Due giorni dopo, Israele e Turchia hanno concluso il loro scontro diplomatico con un accordo tempestivo, presumibilmente mediato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama in una ventina di minuti, mentre era in visita in Israele. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che con l’aiuto di Obama l’accordo è stato fatto con il primo ministro della Turchia Recep Erdogan, ponendo fine alla frattura diplomatica dopo l’assalto israeliano alla Mavi Marmara nel 2010. Alcuni giorni dopo, a questo evento ha fatto seguito la Coalizione nazionale siriana (CNS), un’organizzazione dell’opposizione fasulla costruita da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Qatar, Arabia Saudita e Turchia, che solennemente ha assunto il seggio della Siria alla Lega Araba. In quello che sembra essere un tentativo di ripetere lo scenario libico, il CNS è stato riconosciuto quale governo della Siria. Al vertice della Lega araba, il leader del CNS Moaz al-Qatib ha immediatamente chiesto l’intervento militare della NATO, in coordinamento con l’appello del Qatar del 26 marzo, per un cambio di regime e l’intervento militare contro Damasco.

In questa messa in scena si muovono i fantocci del CNS che chiedono a Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Qatar, Arabia Saudita, Turchia e NATO d’imporre una no-fly zone, con l’obiettivo di creare un emirato o un’enclave controllata dal CNS nel nord della Siria. Al-Qatib ha annunciato di aver detto al segretario di Stato John Kerry di usare i missili Patriot della NATO di stanza in Turchia, per creare la no-fly zone sulla Siria settentrionale. In effetti si parla della balcanizzazione della Siria. Kerry sembra essere d’accordo. Victoria Nuland, portavoce del dipartimento di Stato degli USA, ha detto che gli Stati Uniti considerano la richiesta di imporre una no-fly zone. Anche in precedenza, Kerry ha fatto una visita a sorpresa a Baghdad e ha minacciato il governo federale dell’Iraq di farne oggetto dei piani di cambiamento di regime di Washington contro la Siria. Ha detto che voleva che gli iracheni controllassero gli aerei di linea iraniani diretti in Siria in cerca di armi, ma ha anche detto molto di più. Tutti i satrapi dell’impero statunitense sono in movimento. Qatar e Arabia Saudita non nascondono più il fatto che armano e finanziano i ribelli in Siria. A febbraio, il Regno Unito e la Francia hanno fatto pressioni sul resto dell’Unione europea per revocare l’embargo sulle armi ai siriani, in modo che possano armare apertamente i combattenti e le milizie stranieri anti-governativi che cercano di rovesciare il governo siriano. Israele e Turchia sono stati costretti a ricucire lo strappo per il bene della guerra imperiale contro i siriani.

Obama riallinea Israele e Turchia contro la Siria

Il riavvicinamento turco-israeliano si adatta comodamente all’allineamento della scacchiera. La visita di Obama in Israele riguarda la politica per salvaguardare l’impero statunitense. Con i due vicini ostili della Siria, Tel Aviv e Ankara, avrà una maggiore cooperazione nell’obiettivo imperiale di rovesciare il governo siriano. Tutto d’un tratto, i governi di entrambi i Paesi hanno cominciato a lamentarsi, in linea con gli altri, di come la situazione umanitaria in Siria li stia minacciando. In realtà, Israele non ospita alcun profugo siriano (e opprime i siriani nel Golan sotto la sua occupazione), mentre la Turchia ha di fatto trascurato molti dei suoi obblighi legali e finanziari verso i profughi siriani che ospita sul suo territorio, e ha cercato di coprire ciò etichettandoli come “ospiti” stranieri. Secondo l’Agenzia France-Presse, gli israeliani hanno anche aperto un ospedale di campo militare per aiutare gli insorti a rovesciare il governo siriano. La struttura militare si trova nella zona chiamata Fortificazione 105, nella Siria occupata da Israele, le Alture del Golan (originariamente denominate alture siriane in Israele). Si tratta essenzialmente di una base di appoggio delle forze anti-governative ed è solo la punta dell’iceberg del coinvolgimento di Israele in Siria. L’attacco d’Israele alla Siria, a gennaio, è stato il frutto della cooperazione tra gli israeliani e le milizie ribelli.

Occhi sospettosi guardano al governo turco, e forse sempre più innervosito a causa della flessione dei muscoli del Cremlino, il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha respinto le affermazioni che Tel Aviv e Ankara hanno serrato i ranghi contro la Siria. Davutoglu non dovrebbe  essere a conoscenza di ciò che è stato detto in Israele del loro riavvicinamento. Anche se Netanyahu ha giurato di non chiedere scusa per l’uccisione di cittadini turchi sulla Mavi Marmara, le scuse di Tel Aviv alla Turchia sono state pubblicamente giustificate dal governo israeliano in base alla volontà di affrontare la Siria coordinandosi con la Turchia. Molti occhi sospettosi che guardano all’accordo del governo Erdogan con Israele, sono turchi. Davutoglu in realtà ha mentito per scopi interni, ben sapendo che l’opinione pubblica turca si sentirebbe oltraggiata sapendo che il primo ministro Erdogan ha davvero normalizzato i rapporti con Israele per rovesciare il governo siriano.

Il messaggio delle manovre russe

L’impero statunitense organizza la scacchiera geopolitica con i suoi satrapi, nella guerra contro la Siria. Forse Israele prevede di utilizzarla per un re-play della crisi di Suez. Nel 1956, dopo che l’Egitto nazionalizzò il canale di Suez, il Regno Unito e la Francia pianificarono con Israele l’annessione del canale di Suez, grazie all’attacco di Israele contro l’Egitto e la susseguente pretesa d’intervenire militarmente, in quanto parti interessate che volevano tenere al sicuro e aperto al traffico marittimo internazionale il Canale di Suez. Un nuovo attacco contro la Siria sotto le bandiere israeliane, è possibile e potrebbe essere usato come pretesto per un’”invasione umanitaria” dei turchi e della NATO, che potrebbe portare alla creazione di una zona cuscinetto umanitaria nel nord (o a una grande guerra). Un modello può essere rappresentativo di tutti questi eventi. All’inizio del 2013, la Russia ha avviato grandi esercitazioni navali nel Mediterraneo orientale tra le tensioni tra Mosca e la NATO e il Gulf Cooperation Council (GCC), che guidano la coalizione che destabilizza la Siria. Dopo che gli Stati Uniti e la loro coalizione anti-siriana hanno minacciato d’intervenire militarmente e schierato missili Patriot sul confine meridionale della Turchia con la Siria, una squadra navale russa era stata inviata al largo delle coste siriane, inviando un chiaro messaggio a Washington di non pensare d’iniziare una nuova guerra. A loro volta, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno cercato di salvare la faccia diffondendo la voce che il Cremlino si preparava a evacuare i cittadini russi dalla Siria, perché il governo siriano sarebbe crollato e la situazione sarebbe divenuta critica.

Parallelamente alle manovre russe nel Mar Nero, l’aviazione russa ha compiuto voli a lungo raggio in tutta la Russia. Inclusi i voli dei bombardieri nucleari strategici russi. All’altra estremità dell’Eurasia, la Cina ha anche condotto proprie esercitazioni navali a sorpresa nel Mar Cinese Meridionale. Mentre gli Stati Uniti e i loro alleati ritraggono le mosse cinesi come una minaccia al Vietnam per un territorio conteso nel Mar Cinese Meridionale, i tempi del dispiegamento navale potrebbero essere collegati alla Siria (o alla Corea democratica) e coordinati con la Russia, avvertendo gli Stati Uniti a mantenere la pace internazionale. Come segnale del declino dell’impero statunitense, poco prima delle esercitazioni russe nel Mar Nero, tutti i capi dei sempre più assertivi BRICS hanno messo in guardia gli Stati Uniti contro qualsiasi avventurismo in Siria e in altri Paesi. La dimostrazione muscolare russa e cinese sono messaggi che dicono a Washington che Pechino e Mosca sono seri e dicono quello che dicono. Nel frattempo, questi eventi possono essere letti come segnali che per il sistema-mondo è in arrivo una nuova gestione.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su RT Op-Edge.

Traduzione di Alessandro Lattanzio.


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About the author:

An award-winning author and geopolitical analyst, Mahdi Darius Nazemroaya is the author of The Globalization of NATO (Clarity Press) and a forthcoming book The War on Libya and the Re-Colonization of Africa. He has also contributed to several other books ranging from cultural critique to international relations. He is a Sociologist and Research Associate at the Centre for Research on Globalization (CRG), a contributor at the Strategic Culture Foundation (SCF), Moscow, and a member of the Scientific Committee of Geopolitica, Italy.

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