Innescare una guerra civile turca tramite il caos siriano

La Turchia è di per sé un obiettivo importante della destabilizzazione, dello sconvolgimento e infine della balcanizzazione, attraverso la sua partecipazione all’assedio degli USA contro la Siria. Ankara ha bruciato i ponti con la Siria, a causa della sua fallimentare politica regionale neo-ottomana. Il governo turco ha attivamente perseguito il cambio di regime e spiato la Siria per conto della NATO e d’Israele, ha violato la sovranità siriana, ha supportato il terrorismo e l’illegalità, e ha fornito supporto logistico all’insurrezione in Siria.

Le probabilità di vedere una qualche forma di leadership regionale turca con il neo-ottomanesimo, sono sbiadite. I confini meridionali della Turchia sono stati trasformati in centri logistici e d’intelligence della CIA e del Mossad, completati con il “centro nevralgico” dell’intelligence nella città turca di Adana. Nonostante le smentite della Turchia, le notizie su Adana sono innegabili e ufficiali turchi sono stati arrestati durante le operazioni segrete militari contro la Repubblica araba siriana. Il Partito laburista turco ha anche chiesto che il Console Generale degli Stati Uniti ad Adana, sia deportato per “aver architettato e guidato le attività dei terroristi siriani”. Mehmet Ali Ediboglu e Mevlut Dudu, due parlamentari turchi, hanno testimoniato che i combattenti stranieri hanno affittato case al confine della Turchia con la Siria, e che ambulanze turche hanno contrabbandato armi agli insorti in territorio siriano. (Autoambulanze della croce rossa italiana fecero lo stesso per conto dell’UCK, durante l’aggressione alla Jugoslavia nel 1999. NdT).

L’isolamento regionale turco

Se crollasse lo stato siriano, la vicina Turchia ne sarà il più grande perdente. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan e il suo governo stanno stupidamente portando la Turchia al disastro. A parte le relazioni storicamente cattive di Ankara con l’Armenia, Erdogan da solo è riuscito ad allontanare la Russia e i tre vicini più importanti della Turchia. Ciò ha danneggiato l’economia turca e interrotto il flusso di merci turche. Ci sono state anche repressioni nei confronti di attivisti, in relazione alla politica della Turchia contro Damasco. Pure la libertà dei media turchi è stata colpita; Erdogan ha portato andato avanti la legislazione per limitare le libertà dei media. Il primo ministro Erdogan e il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu hanno addirittura attaccato “i giornalisti che hanno citato le dichiarazioni del presidente Assad su Cumhuriyet, accusandoli di tradimento, perché avevano messo in dubbio la versione ufficiale turca del jet turco abbattuto [per spionaggio] in Siria.”

Tensioni si stanno formando sul fianco orientale della Turchia con Iraq e Iran. Baghdad sta riesaminando le sue relazioni diplomatiche con il governo turco, perché Ankara sta incoraggiando il governo regionale del Kurdistan, nel nord dell’Iraq, ad agire in modo indipendente dal governo federale iracheno. Il governo Erdogan ha fatto questo in parte come risultato della ferma opposizione di Baghdad al cambio di regime in Siria, e in parte a causa del rafforzamento dell’alleanza con l’Iran dell’Iraq. Teheran d’altra parte ha sospeso i visti di ingresso dei cittadini turchi in Iran, e ha avvertito il governo turco che giocando con il fuoco dell’incendio regionale, in Siria, finirà per bruciarsi anche la Turchia.

Crescenti divisioni interne in Turchia 

Nonostante tutti i discorsi patriottici fatti dal governo turco per radunare il popolo turco contro la Siria, la Turchia è una nazione molto più divisa sull’ostilità di Erdogan verso Damasco. Una parte significativa della Grande Assemblea Nazionale della Turchia o Meclis turca e dei partiti di opposizione della Turchia, ha condannato Erdogan per aver ingannato il popolo turco e per trascinare il loro paese verso il disastro. Vi è anche un risentimento crescente tra i cittadini della Turchia per la cooperazione di Erdogan con Stati Uniti, NATO, Israele e le dittature arabe – come il Qatar e l’Arabia Saudita – contro i siriani ed altri. La maggior parte dei cittadini turchi si oppone ai legami turchi con Israele, all’accoglienza di strutture della NATO in Turchia, al progetto di scudo antimissile e alla cooperazione con gli Stati Uniti in Medio Oriente.

Il Partito Repubblicano del Popolo, il secondo più grande partito politico e principale partito d’opposizione della Turchia, ha condannato il governo di Ankara sulla Siria. Il suo leader, Kemal Kilicdaroglu, ha apertamente accusato il primo ministro Erdogan di interferire negli affari interni della Siria. Kilicdaroglu è stato affiancato da altri partiti politici turchi, nel condannare Erdogan e il suo Partito della Giustizia e Sviluppo. Devlet Bahceli, il leader del Partito del Movimento Nazionalista, ha avvertito il governo turco a non trascinare il paese in una guerra con la Siria, attraverso l’intervento. “Alcuni paesi occidentali hanno messo sotto pressione la Turchia per un intervento in Siria. La Turchia non deve cadere in questa trappola”, ha avvertito Erdogan Bahceli, che guida il terzo partito politico turco, secondo la stampa turca. Il Partito della Pace e la Democrazia, che è il quarto più grande partito politico turco, ha anch’esso chiarito che è contro la guerra con la Siria. Il politico Selahattin Demirtas, che è uno dei leader del Partito della Pace e la Democrazia, ha avvertito che qualsiasi intervento militare di Ankara in Siria, trascinerebbe la Turchia in una grande guerra regionale. Hasan Basri Ozbey, il vice leader del Partito laburista turco, ha annunciato che il suo partito presenterà una denuncia contro il presidente turco Abdullah Gul alla Meclis e alla Corte Superiore turca, per perseguire Gul, perché il Partito laburista “ha prove evidenti che [Gul] ha incitato al terrorismo e alla guerra in Siria, e ha firmato un accordo segreto con gli Stati Uniti, che da solo motiva un processo”. Kamalak Mustafa, il leader del Partito della Felicità, ha anche guidato una delegazione turca che ha incontrato Bashar al-Assad, per dimostrare il suo sostegno alla Siria e l’opposizione alle politiche di Erdogan.

La mobilitazione dei militari turchi sul confine siriano, quale dimostrazione di forza, è una tattica psicologica per spaventare il regime siriano. Tutte le operazioni militari su vasta scala contro i siriani sarebbero molto pericolose per la Turchia, con il rischio di una frammentazione delle forze armate turche. Segmenti dei militari turchi sono in contrasto con il governo turco e l’esercito stesso è diviso sulla politica estera turca. Erdogan non ha nemmeno la fiducia della metà dei vertici militari della Turchia e ne ha arrestato 40, per aver pianificato di rovesciarlo. Come può anche inviare una forza d’attacco nella vicina Siria e pensare di poterla controllare durante una grande guerra?

Il pericolo di un “contraccolpo” dalla Siria
Mentre la Turchia strombazza che non permetterà che le milizie curde stabiliscano basi nel nord della Siria, il governo turco ha effettivamente facilitato proprio questo. C’è il rischio reale di un “effetto boomerang” dalla Siria in Turchia. Come la Siria, la Turchia è un caleidoscopio di popoli e fedi diversi. Gli abitanti della Turchia sono tenuti insieme dal primato della lingua turca e da una cittadinanza condivisa. Le minoranze della Turchia costituiscono come minimo un terzo del paese. Una parte significativa delle comunità della minoranze della Turchia ha legami con Siria, Iraq o Iran.

I curdi e simili altri popoli iranici da soli costituiscono circa il 25% della popolazione turca, il che significa che uno su quattro cittadini turchi è di origine curda e iranica. Altre minoranze etniche sono arabi, armeni, assiri, azeri, bulgari e greci. Cifre esatte non sono mai state a disposizione sui musulmani sciiti della Turchia, a causa della persecuzione storica e delle restrizioni dei musulmani sciiti in Turchia dai tempi degli ottomani. Comunque dal 20% al 30% o più della popolazione turca può essere classificata musulmana sciita, includendo aleviti, alawiti e sciiti duodecimani. La Turchia ha anche una piccola minoranza cristiana, che in parte ha legami storici o organizzativi con la Siria, come gli alawiti e gli arabi della Turchia. La Turchia sarà consumata, in un modo o nell’altro, in caso di grande conflitto settario diffuso dalla Siria, e se la Siria dovesse essere violentemente divisa lungo le fratture settarie.

La natura auto-distruttiva del coinvolgimento turco in Siria

Tutti i fattori di cui sopra sono una ricetta per il disastro. Una guerra civile in Turchia è una possibilità reale in uno stato turco sempre più polarizzato. Nel caso la Siria bruciasse, anche la Turchia alla fine brucerebbe. È per questo che un intero spettro di leader turchi ha messo in guardia il loro paese e il loro popolo dalle conseguenze dello scherzare con il fuoco in Siria di Erdogan, Davutoglu e Gul, cosa che avrà conseguenze disastrose per la Turchia e tutti i paesi confinanti con la Siria.

Il governo di Erdogan è riuscito ad allontanare la Turchia dai suoi vicini più importanti, a danneggiare l’economia turca e a destabilizzare confini del proprio paese. Questo, tuttavia, è solo la punta di un iceberg rispetto ai danni che potrebbe infliggere alla Turchia. I turchi hanno camminato su una trappola, la possibile operazione kamikaze auto-distruttiva contro la Siria. L’assedio degli USA alla Siria è volto a creare il caos in tutto il tutto il Medio Oriente e accendere altri conflitti regionali. Le violenze e il conflitto dalla Siria sono destinati a consumare anche Libano e Iraq. Dall’interno di questa mischia, la Turchia ne uscirebbe indebolita e divisa, come Stati Uniti, NATO e Israele hanno previsto nel loro progetto per creare un “nuovo Medio Oriente”.

È gradita la ripubblicazione con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation (www.strategic-culture.org).


About the author:

An award-winning author and geopolitical analyst, Mahdi Darius Nazemroaya is the author of The Globalization of NATO (Clarity Press) and a forthcoming book The War on Libya and the Re-Colonization of Africa. He has also contributed to several other books ranging from cultural critique to international relations. He is a Sociologist and Research Associate at the Centre for Research on Globalization (CRG), a contributor at the Strategic Culture Foundation (SCF), Moscow, and a member of the Scientific Committee of Geopolitica, Italy.

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