La Guerra Segreta della NATO in Libia

La guerra in Libia – PARTE III

Nella parte I di questo testo, vengono discussi gli eventi che hanno portato e impostato lo sfondo dell’attuale conflitto in Libia. La parte II esamina il ruolo centrale della distorsione e della disinformazione dei media nel giustificare la guerra della NATO su “basi umanitarie.”

Il testo che segue esamina i piani di guerra e le operazioni di intelligence NATO e la USA relativi alla Libia, prima dell’inizio della sollevazione, in Libia orientale, e dell’adozione della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Fin dall’inizio, il conflitto in Nord Africa era destinato a risolversi in una vera guerra della NATO. Il Pentagono e la NATO non solo hanno armato il Consiglio di transizione, in violazione del diritto internazionale, ma avevano anche forze sul campo fin dall’inizio.


La Libia e la nuova Divisione Imperiale dell’Africa


La Guerra Mediatica alla Libia: Giustificare la Guerra attraverso la Menzogna e le Manipolazioni

Forze straniere erano sul terreno in Libia prima di una qualsiasi approvazione dell’ONU

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha soltanto approvato la risoluzione 1973, perché Mosca e Pechino si sono astenute. Questa è stata una mossa tattica destinato a limitare la guerra.
Se la risoluzione non fosse stata bloccata dal veto di Russia e Cina, con ogni probabilità, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia (e i membri europeo-occidentali della NATO), avrebbero fatto ricorso ad “altri mezzi“, tra cui un’invasione vera e propria. Con l’astensione e con le potenze della NATO che vocalmente si auto-investono della risoluzione ONU 1973 e si nascondono dietro di essa, Mosca e Pechino sono riuscite a limitare le scelte del Pentagono e della NATO.

Gli sforzi di Mosca e Pechino, tuttavia, non hanno ostacolato Washington e i suoi alleati della NATO dalla violazione del diritto internazionale o della risoluzione ONU 1973. Washington ha ammesso casualmente che la Central Intelligence Agency (CIA) è sul terreno a sostenere le forze ribelli. Secondo Washington, il coinvolgimento di agenti dei servizi segreti degli Stati Uniti in Libia, è iniziato prima che l’ambasciata USA a Tripoli fosse stata chiusa. [1] Il 25 febbraio 2011 è la data in cui l’ambasciata USA a Tripoli è stata segnalata essere chiusa. [2] Si tratta di un’omissione casuale che gli Stati Uniti abbiano violato il diritto internazionale, e che operano sul terreno in Libia da prima di qualsiasi approvazione dell’ONU. Inoltre, l’Italia aveva aperto le sue basi militari all’utilizzo da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia prima di qualsiasi approvazione dell’ONU, sconfessando il suo patto di non-aggressione con la Libia, il 27 febbraio 2011. [3] In altre parole, la guerra contro la Libia era già iniziata.

Funzionari anonimi degli Stati Uniti hanno anche detto alla Reuters che le operazioni di intelligence degli Stati Uniti erano in corso in Libia da prima che il presidente Obama avesse firmato un ordine segreto, nel marzo 2011, che autorizzava le azioni segrete degli Stati Uniti contro il governo libico. [4] Gli Stati Uniti non era i soli ad operare in Libia. E’ stato riferito che anche decine di agenti inglesi e commando dell’MI6, e di unità del Special Air Services (SAS) e dello Special Boat Services (SBS), operavano all’interno di Libia. [5]

Queste forze straniere in Libia sono state inviati per preparare la guerra, selezionando gli obiettivi da bombardare. [6] Anche prima che gli attacchi fossero stati lanciati, sia la Gran Bretagna che la Francia avevano anche annunciato, nel novembre 2010, le esercitazioni che prevedevano di attaccare la Libia, sotto il nome in codice di esercitazione “Southland“. [7] I mezzi militari francesi e inglesi mobilitati per queste esercitazioni sospese, sono stati usati per attaccare la Libia. [8] Nel novembre 2010, secondo il giornalista italiano Franco Bechis di Libero, è successo anche che Parigi, nel frattempo, ha cominciato a pianificare un cambio di regime in Libia.

Anche se i giochi di guerra del novembre 2010 e l’articolo italiano sui piani di cambiamento di regime vengono abbandonati, una guerra con la Libia era decisa fin dall’inizio della crisi. Prima che l’assalto alla Libia iniziasse, il Pentagono e i suoi alleati della NATO avevano mobilitato una quantità eccessiva di mezzi militari che andava ben oltre le esigenze di una qualsiasi operazione di evacuazione in Libia. Nelle parole del ministro britannico della difesa, Liam Fox:

Come abbiamo visto in Libia nelle ultime 96 ore [la Gran Bretagna] ha ancora la capacità militare per proteggere gli interessi britannici. In un momento in cui il settore commerciale non è stato in grado o non voleva andrsene, il Governo [britannico] ga utilizzato una serie di mezzi militari, tra cui le navi da guerra della Royal Navy, ciascuna con un distaccamento di Royal Marines, e dei C-130 Hercules per evacuare centinaia di britannici e cittadini di una dozzina di altri paesi. Infatti, la forze armate inglesi hanno aperto la strada con la HMS Cumberland, la prima unità militare di qualsiasi paese ad entrare e ad evacuare i cittadini dalla città libica di Bengasi.” [9]

Giorni dopo, il Ministero della Difesa britannico ha riconosciuto che le truppe britanniche erano in stand-by, in attesa di entrare nel territorio libico:

Il Black Watch […] era stato posto in stato di prontezza elevata, pronto a schierarsi in Nord Africa con 24 ore di preavviso.

La unità di 600 fanti, tornata dall’Afghanistan a fine 2009, e con sede a Fort George vicino a Inverness. “Sono pronti, nel caso“, ha detto una fonte. [10] Sotto un pretesto umanitario, Londra ha anche inviato consiglieri militari al Consiglio di transizione. La stampa britannica ha informato di ciò ai primi di marzo 2011: “si sta anche preparando ad inviare diplomatici e consulenti specializzati nella città di Bengasi della parte orientale, dove sono basate le disparate opposizione libici“. [11] Almeno uno di questi cosiddetti “consiglieri speciali” è stato successivamente fermato nei pressi di Bengasi.

In realtà, Londra ha spudoratamente mentito sull’invio di un diplomatico britannico e del suo gruppo di sicurezza a Bengasi. [12] In questo caso, le guardie di sicurezza erano una chiara copertura dei commando britannici. Il gruppo britannico è stato arrestato dalle forze ribelli, quando il team di sicurezza aveva mentito dicendo di non essere armato. Le armi ed esplosivi nascosti sono stati trovati su di loro. [13] Perché il cosiddetto diplomatico britannico e il suo team di sicurezza non sono andati direttamente a Bengasi?

La storia britannica era molto dubbia e problematica fin dall’inizio. Ancora più significativo è stato il doppio dubbio linguaggio che la BBC utilizzava per segnalare l’incidente, ritraendolo come un semplice malinteso. Si è scoperto che il gruppo armato, arrestato il 6 marzo 2011 vicino a Bengasi da parte delle forze ribelli, era in procinto di condurre una missione di intelligence britannico: il diplomatico era un agente segreto dell’MI6 e la squadra di sicurezza composta da sette commandos SAS britannici. [14]

All’incirca nello stesso tempo, anche tre marines olandesi sono stati catturati da parte delle forze libiche che operano all’interno di Sirte. [15] Il governo olandese ha insistito sul fatto che le truppe olandesi stavano semplicemente evacuando due lavoratori olandesi.

Il governo libico, però, non è stato informato o era consapevole dell’operazione olandese. I marines olandesi catturati sono stati successivamente consegnati dai libici ai Paesi Bassi, il 10 marzo 2011. [16] Saif Al-Islam Gheddafi ha colto l’occasione per avvertire la NATO di non intervenire in Libia: “Abbiamo detto loro [cioè agli olandesi], di non tornare ancora una volta senza il nostro permesso. Abbiamo catturato i primi soldati NATO, li stiamo rimandando a casa. Ma ci teniamo il loro elicottero.” [17]

I francesi hanno inoltre inviato aerei carichi di ciò che è stato segnalato essere aiuti medici a Bengasi. [18] A sua volta, le fonti pachistane hanno riportato, a fine febbraio, che Stati Uniti, Gran Bretagna e la Francia avevano inviato consiglieri militari a Bengasi [19].
 
Ciò che queste relazioni confermano è che c’era una presenza militare e di intelligence stranieri in Libia, prima che un qualsiasi mandato delle Nazioni Unite per una no-fly zone fosse concesso. A questo proposito, i governi coinvolti erano in palese violazione del diritto internazionale.

Un altro caso di doppio standard: i terroristi di ieri sono gli alleati di oggi

L’intervento straniero consisteva nell’incorporamento delle “attività di intelligence” statunitense, britanniche e saudite in Libia. Quest’ultimo consisteva in para-militari islamisti dall’Afghanistan e da altre zone di conflitto, che sono stati spediti in Libia. Tali attività di intelligence sono ciò che gli USA e i loro alleati definirebbero “elementi terroristici.” Questa è ipocrisia assoluta. Come riconosciuto da numerose relazioni, gli Stati Uniti e i loro alleati vanno a letto con i cosiddetti loro nemici terroristi. Questo non dovrebbe essere una sorpresa. Washington e i suoi alleati hanno creato, controllato, nutrito e scatenato gruppi estremisti e criminali che combattono in Afghanistan, Bosnia-Erzegovina, Caucaso, Iraq, Siria, Iran e Libano.

Il Wall Street Journal riferisce dell’addestramento di ribelli nella città libica di Darnah (Derna/Darna) identificando il ruolo di terroristi supportati dagli US all’interno della Libia:

Due ex mujahidin afghani e un detenuto a Guantanamo Bay hanno promosso l’intensificazione della campagna militare in questa città, con l’addestramento di nuove reclute per il fronte e per proteggere la città dagli infiltrati fedeli al colonnello Muammar Gheddafi. […] Abdel Hakim al-Hasady, un influente predicatore islamico e insegnante di scuola superiore che ha trascorso cinque anni in un campo di addestramento in Afghanistan orientale, sovrintende all’addestramento, reclutamento e dispiegamento di circa 300 combattenti ribelli provenienti da Darna.

Sulla linea del fronte vi è Salah al-Barrani, un ex combattente del Gruppo combattente islamico libico, o LIFG, che si è stato addestrato negli anni ’90 dai mujahidin libico che tornavano a casa dopo aver aiutato a cacciate i sovietici dall’Afghanistan e che si dedicavano a estromettere dal potere Gheddafi. Sufyan Ben Qumu, un veterano dell’esercito libico che ha lavorato per l’holding di Osama bin Laden in Sudan, e in un secondo momento per le attività caritatevoli legate ad al-Qaida in Afghanistan, addestra molte reclute ribelli della città. Sia Hasady che Ben Qumu sono stati presi dalle autorità pachistane dopo l’invasione USA dell’Afghanistan nel 2001, e hanno consegnato Hasady agli Stati Uniti, che è stato rilasciato alla custodia libica dopo due mesi. Ben Qumu ha trascorso sei anni a Guantanamo Bay prima che fosse consegnato alla custodia libica nel 2007.” [20]

Il Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) è uno dei componenti delle forze del Consiglio di transizione. Secondo uno studio di West Point del Pentagono, la zona intorno a Bengasi e Darnah, nel Barqa, è il luogo noto per aver fornito il secondo gruppo di combattenti stranieri in Iraq; questi combattenti sono legati al LIFG, che attualmente è alleato degli Stati Uniti e della NATO. [21]

La NATO voleva una guerra in Nord Africa dall’inizio

Il New York Times (28 febbraio 2011) ha affermato che il governo francese si oppone alle azioni militari e che la NATO “non” dovrebbe essere usata contro i libici. [22] Questo è stato davvero un atto di politica del rischio calcolato, destinata a preparare la strada verso una più ampia guerra in Nord Africa. Steven Erlanger analizza la fasulla posizione dei francesi come segue:

[Il primo ministro] Fillon, come il signor Sarkozy, ha parlato con cautela dell’intervento militare in Libia, diplomatici occidentali hanno detto che la Francia si è opposta all’interno della NATO e delle Nazioni Unite. Il signor Fillon ha detto che la prospettiva di una zona di non volo sopra la Libia aveva bisogno di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “oggi che è ben lungi dall’essere ottenuto”, e richiederebbe il coinvolgimento della NATO.” [23]

Tutto il preteso dibattito all’interno della NATO e la mancanza di entusiasmo per il ruolo dell’alleanza in Libia, è stata semplicemente una bravata e un atto teatrale ad uso del pubblico. A poco a poco la NATO si sarebbe presentata implicata solo attraverso un “ruolo tecnico” nella guerra. [24] E’ a questo punto il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Roberts Gates, ha dichiarato: “Questa non è una missione della NATO. Questa è una missione in cui i mezzi della NATO possono essere utilizzati per il comando e controllo [contro la Libia].” [25] In realtà, il progetto era un piano della NATO fin dall’inizio della mobilitazione delle forze militari che circondano la Libia.

La NATO ha avuto anche il controllo dello spazio aereo libico, prima che la Libia fosse attaccata. [26] Nei franchi termini il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, l’Amministrazione Obama, il N°10 di Downing Street e l’UE hanno fuorviato l’opinione pubblica. E’ interessante notare, inoltre, che Anders Fogh Rasmussen è stato scelto come segretario generale della NATO, come ricompensa per il suo sostegno come primo ministro danese alle guerre in Afghanistan e in Iraq.

Perché l’Operazione Odyssey Dawn è stata consegnata alla NATO?

La NATO è un organismo non democratico e non è responsabile verso alcun collegio elettorale. E’ attraverso la NATO e le organizzazioni internazionali che il voto pubblico viene bypassato. Il comando della guerra contro la Libia ha deliberatamente stato riassegnato dal Pentagono alla NATO come un mezzo ingegnoso per aggirare il controllo e la responsabilità pubblico, da parte del governo degli Stati Uniti e tutti gli altri governi coinvolti in questa guerra.

Anche i cosiddetti reticenti della NATO, la Germania e la Turchia, sono favorevoli alla guerra. Berlino ha inviato più risorse militari nell’Afghanistan presidiato dalla NATO, in modo che le forze militari degli alleati potessero essere liberate per attaccare la Libia. Inoltre, Ankara non ha impedito alla NATO di assumere formalmente le operazioni militari contro la Libia. Mentre il sentimento del popolo turco è contro la guerra, il governo turco è bordo con l’UE e gli Stati Uniti nella guerra contro la Libia. Vale anche la pena di citare il presidente Obama per quanto riguarda la posizione della Turchia sulla Libia:

In questo sforzo, gli Stati Uniti non hanno agito da solo. Invece, siamo assieme a una coalizione forte e crescente. Questa include i nostri più stretti alleati – nazioni come Regno Unito, Francia, Canada, Danimarca, Norvegia, Italia, Spagna, Grecia e Turchia – i quali hanno combattuto al nostro fianco per decenni.” [27]

Washington sta semplicemente cercando di nascondersi dietro i suoi alleati europei occidentali. [28] Gli Stati Uniti sono i leader delle operazioni della NATO, così come stavano lavorando dietro le quinte con i loro alleati per lanciare la guerra, imponendo una no-fly zone. Gli Stati Uniti hanno solo finto di essere contrari alla no-fly zone. Il governo degli Stati Uniti, in realtà, ha fortemente sostenuto una no-fly zone, quando fu presentata al Consiglio di sicurezza dell’ONU, e il Pentagono aveva già mobilitato le risorse militari necessarie per attaccare la Libia. [29]

Inoltre, è un ufficiale degli Stati Uniti che ricopre la carica di Comandante supremo alleato in Europa. L’Ammiraglio James G. Stravridis è il comandante supremo delle operazioni militari della NATO. L’Ammiraglio Stravridis non ha bisogno di avere l’approvazione di nessuno della NATO per molte delle decisioni operative che prende. Come questione pubblica, questo è stato deliberatamente chiarito dal senatore Joseph Lieberman e dall’ammiraglio Stravridis all’udienza del Comitato Forze Armate del Senato degli Stati Unitiin, secondo cui le operazioni militari degli Stati Uniti in Europa e Libia sono state discusse. [30] Va anche notato, che mentre l’ammiraglio Stravridis può operare in modo indipendente dal controllo del resto dei membri della NATO, è totalmente subordinato all’amministrazione Obama e al Pentagono.

Turchia: un cavallo di Troia?

Ankara è stato dipinta come raccordata al regime libico. In realtà, Ankara sostiene il Consiglio di transizione e la guerra della Nato contro la Libia. E’ stato affermato che la Turchia ha consigliato il Colonnello Gheddafi e il suo regime, ma questo è fuorviante. Ankara ha svolto il ruolo di negoziatore e intermediario, ma non in modo imparziale.

La Turchia gestisce l’aeroporto di Bengasi da cui inglesi, francesi, la NATO, il Qatar e gli Stati Uniti, hanno dato assistenza segrete ed illegali in supporto ai combattenti del Consiglio di transizione. [31] E’ la NATO che ha assegnato ad Ankara il ruolo di autorità aeroportuale attraverso un accordo della NATO con il Consiglio di transizione. [32] Inoltre, una delle sedi operative della NATO per la guerra contro la Libia, si trova in Turchia e le forze navali di Ankara stanno partecipando alle operazioni navali e all’embargo contro la Libia. La Turchia è anche un combattente di fatto, attraverso il suo ruolo di supporto alla guerra.

La NATO funziona su base consensuale e se paesi come la Turchia e la Germania fossero stati davvero contro la guerra, allora avrebbero potuto bloccare la NATO dal farsi coinvolgere in Libia. La NATO nel suo complesso è militarmente impegnata in Libia e, pertanto, tutti i membri della NATO devono essere, per estensione, considerati dei combattenti. Quando al generale Carter Ham è stato chiesto dal senatore Sessions se la Turchia ha ostacolato o bloccato la campagna militare degli attacchi della NATO, come veniva affermato, ha confermato che la Turchia era favorevole alla guerra. [33] Il Generale Ham è il comandante di US Africa Command (AFRICOM) e l’ufficiale che ha inizialmente condotto la guerra contro la Libia, fino a quando le operazioni sono state trasferite alla NATO.

Prima della campagna della NATO contro la Libia, Ankara aveva approfondito il suoi legamo con Tripoli e aveva lavorato per stabilire un accordo di libero scambio tra la Turchia e la Libia. Come i suoi legami con la Libia, il governo turco ha anche approfondito i suoi legami con Iran, Siria, Libano, Palestina (Hamas), Russia e diverse ex repubbliche sovietiche. Questo è stato presentato come parte della rinascita politica estera turca, che a volte viene etichettata come neo-ottomanismo. Questo, tuttavia, sembra essere anche un mezzo per portare questi giocatori nell’orbita di Washington e dell’Unione europea. A tale riguardo la Turchia potrebbe essere visto come un cavallo di Troia che lavora per l’integrazione di questi giocatori nella rete imperiale dell’impero di Washington. Il ruolo della Turchia in Siria, Libano e Gaza, sembra essere parte di uno sforzo coordinato per separarli dall’Iran.

Armare i ribelli: La Coalizione in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite e dell’ATT

Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno violato il diritto internazionale e le risoluzioni ONU 1970 e il 1973, con l’invio di armi al Consiglio di transizione. La Risoluzione ONU 1970 afferma specificamente che le armi non devono essere spedite in Libia. Il primo ministro del Qatar, Al-Thani, ha detto anche che i ribelli saranno armati all’inizio del conflitto. [34] Il primo ministro Al-Thani non ha fatto queste affermazioni isolatamente, ha fatto queste dichiarazioni durante la conferenza di Londra sulla Libia e in collaborazione con i suoi incontri con gli USA, l’UE e la NATO.

Giorni dopo, il generale Abdel Fattah Al-Yunis (Al-Younis), e il Consiglio di transizione, hanno detto al network di proprietà saudita Al-Arabiya che avevano preso in consegna le armi che erano state spedite in Libia dall’estero. [35] Pochi giorni dopo, l’emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani, ha detto alla CNN che il Qatar forniva armi al Consiglio di transizione di Bengasi. [36] In seguito, Al Jazeera del Qatar ha continuato l’offensiva per proteggere l’emiro Al-Thani e legittimare le sue azioni.

Mentre intervistava il segretario generale della NATO, Al-Jazeera ha riferito apertamente che il Qatar stava armando il Consiglio di transizione. [37] Questo faceva parte del più ampio sforzo per normalizzare le violazioni della risoluzione 1970 e del diritto internazionale. In una intervista notevolmente teso, la conduttrice Ghida Fakhry ha chiesto al Segretario Generale Rasmussen se i membri della NATO armassero i ribelli o li aiutassero con intelligence, come il Qatar stava apertamente facendo, ma Ramussen ha rifiutato di rispondere alla domanda di Fakhry. [38]

Ciò che cosa Rasmussen ha fatto è stato evitare di toccare l’argomento eludendolo egli stesso ripetendo che la NATO stava semplicemente facendo rispettare la risoluzione ONU 1973. [39] La domanda è stata posta sulla base della risoluzione ONU 1970, ma Ramussen ha mantenuto il riferimento alla risoluzione Onu 1973 e ha ripetuto che la NATO la stava eseguendo. [40] Prima che l’intervista fosse finita, a Rasmussen è stata posta la domanda non meno di quattro volte da Ghida Fakhry. [41]

La logica era che la NATO e i suoi alleati stessero cercando di giustificare l’armamento del Consiglio di transizione, dicendo che inviavano le armi in Libia per la “protezione dei civili.” Le armi, comunque, sono destinate ad essere utilizzate per combattere i militari libici e per un’offensiva verso Tripoli. In questo contesto, le azioni del Qatar non sono isolate dalla più ampia campagna bellica guidata da Washington contro la Libia. Il Trattato sul commercio delle armi (ATT) vieta anche di armare i ribelli, perché non sono il governo legale della Libia. I governi che armano i ribelli hanno tentato di aggirare questa disposizione legale, riconoscendo il Consiglio di transizione come il governo legale della Libia. [42]

Il Governo degli Stati Uniti ridefinisce il diritto internazionale e la realtà per giustificare i suoi crimini

Il governo statunitense è il partito che ha spianato la strada all’armamento del Consiglio di transizione e ha indiscutibilmente violato la risoluzione 1970 del Consiglio di sicurezza dell’ONU e la ATT. La direttiva per armare il Consiglio di transizione con le armi è stata trasmessa da Hillary Clinton a tutti i funzionari riuniti alla Conferenza di Londra sulla Libia. [43] Se non fosse stato del tutto un atto, questo avrebbe costituito un cambiamento radicale per un funzionario degli Stati Uniti che, in precedenza, sosteneva che un intervento statunitensi e straniero sarebbe stato controproducente. [44] Hillary Clinton ha cercato di giustificare l’armamento dei ribelli libici attraverso una interpretazione creativa della risoluzione ONU 1973: “‘E’ nostra interpretazione che (risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite) 1973 ha modificato o sovrascritto il divieto assoluto di armare chiunque in Libia, in modo che ci possa essere un trasferimento legittimo di armi, se un paese dovesse decidere di farlo’, ha detto la Clinton.“[45]

La posizione degli Stati Uniti è diventato pubblica, allo stesso tempo della notizia che la CIA stava per armare il Consiglio di transizione. [46] Il Washington Post ha riferito che un anonimo funzionario degli Stati Uniti ha detto, il 30 marzo 2011, che “il Presidente Obama ha rilasciato una constatazione segreta che avrebbe autorizzato la CIA ad effettuare uno sforzo clandestino per fornire armi e altre forme di sostegno, ai gruppi dell’opposizione libica.”[47] Inoltre, sarebbe diventato pubblico il fatto che Washington inviava armi in Libia attraverso i suoi clienti arabi.

Il ruolo arabo nell’armamento del Consiglio di transizione

Mentre Hillary Clinton stava dicendo alla comunità internazionale che le andava bene violare le risoluzioni dell’ONU, il Pentagono stava coordinando una violazione delle embargo sulle armi libiche, dando il via libera alla giunta militare egiziana nell’armare il Consiglio di transizione. [48] Ci sono stati anche dei rapporti che l’Egitto fornisse armi ai ribelli:

Sappiamo che il Consiglio militare egiziano ci sta aiutando, ma non possono essere così visibili“, ha detto Hani Souflakis, un uomo d’affari libico al Cairo, che ha agito come collegamento dei ribelli con il governo egiziano, da quando è cominciata la rivolta, secondo il giornale. “Le armi vengono spedite“, ha detto Souflakis. “Gli americani hanno dato il via libera agli egiziani per aiutarci. Gli americani non vogliono essere coinvolti a livello diretto, ma gli egiziani non lo farebbero se non avessero ottenuto [dagli USA] via libero“. Un portavoce del governo ribelle di Bengasi ha detto che le spedizioni di armi aveva cominciato ad arrivare ai ribelli, ma ha rifiutato di specificare [ai giornalisti] da dove provenissero. [49]

In seguito, Mustafa Gheriani, un portavoce del Consiglio di transizione, ha dichiarato alla stampa internazionale riunita a Bengasi, che il Consiglio di transizione ha aperto centri per l'”addestramento professionale” in combattimento. Il New York Times ha appena citato la risposta di Ghoga a una domanda che chiede se ci sono consiglieri militari e istruttori militari stranieri in queste strutture di combattimento:. Il New York Times ha riferito la risposta di Ghoga come segue “Alla domanda se egli [cioè Gheriani] intende che consiglieri o addestratori stranieri erano presenti, ha rifiutato di rispondere, ma strizzò l’occhio apertamente, due volte. ‘Abbiamo un sacco di persone che si addestrano, l’addestramento professionale vero e proprio, di cui non parliamo al mondo’, ha detto.”[50]

Va notato che tutto questo è accaduto ben prima che Francia e Gran Bretagna pubblicamente riconoscessero di aver inviato unità militari per contribuire all’addestramento del Consiglio di transizione nelle operazioni per combattere contro i militari libici. Questo è in contrasto con quello che il governo britannico ha dichiarato pubblicamente prima, quando ha annunciato che non aveva intenzione di inviare nessun personale militare per assistere il Consiglio di transizione. [51] In seguito, gli Stati Uniti e l’Italia, anche a livello bilaterale, hanno tenuto incontri di alto livello a Washington circa l’armamento delle le forze del Consiglio di transizione. [52]

Altri doppi standard: Chi invia mercenari in Libia?

Londra ha presentato un piano alle dittature arabe, in particolare agli Emirati Arabi Uniti e al Qatar, per inviare unità militari e addestratori militari a Bengasi e in Libia. [53] la Giordania, che è stato anch’essa coinvolta nella guerra in Libia e nell’oppressione di Bahrein, sarà con ogni probabilità coinvolta. [54] Il piano britannico avrebbe visto Qatar e Emirati sbarcare truppe a Bengasi o, in alternativa, l’assunzione di ex membri delle forze armate britanniche come appaltatori militari privati. [55] Questi ultimi non sono solo mercenari, ma sono anche soldati inglesi che sono in congedo straordinario dal servizio militare, per combattere in veste non ufficiale.

Il Daily Telegraph ha avuto questo da dire, in merito al piano di inviare mercenari inglesi:

I capi militari occidentali stanno guardando all’esempio dell’Alleanza del Nord dell’Afghanistan, che nel 2001 avevano aiutato a cacciare i talebani, con il sostegno e la leadership militare di squadre della CIA e delle forze speciali britanniche. Un altro esempio [sono] le guerre balcaniche degli anni ’90, quando una società statunitense di mercenari ha addestrato e guidato l’esercito croato verso vittorie importanti contro le forze serbe, in un intervento tranquillamente sostenuto da Washington.

[…]

Tuttavia, si ritiene che gli ex militari britannici potrebbero essere utilizzati come addestratori e “moltiplicatori di forza”. Ex membri di Special Air Service, Special Boat Servire e altri reggimenti speciali britannici sono spesso impiegati da società private militari e dai regimi del Medio Oriente come “consulenti” per le loro forze armate. Per le operazioni in cui il governo britannico non è ufficialmente coinvolto, il personale delle forze speciali ha spesso il permesso di dimettersi temporaneamente o di mettersi in congedo, al fine di combattere per altri.

Negli anni ’70, gli ex membri del SAS hanno combattuto per il sultano dell’Oman con il tacito appoggio della Gran Bretagna. Molti dei soldati SAS sono stati autorizzati a dimettersi temporaneamente dall’esercito britannico per la campagna Oman, poi sono tornati in servizio. Ufficiali britannici stimano che ci sarebbe voluto circa un mese per addestrare i ribelli, al punto in cui si può montare una offensiva di terra coordinato contro [i militari libici].” [56]

Eppure, prima che il governo britannico presentasse anche un piano del genere ci sono state segnalazioni che Londra, insieme a Qatar, Egitto, Arabia Saudita e Stati Uniti, stava armando i combattenti del Consiglio di transizione contro i militari libici. [57] Questo dovrebbe includere l’addestramento tramite ditte o forze militari straniere.

Fase Due delle operazioni in Libia: Intervento Diretto sul terreno?

Il ruolo della NATO e della coalizione militare contro la Libia non si limita all’aria e al mare. Nel corso di una audizione presso commissione del Senato degli Stati Uniti sulle forze armate, l’ammiraglio Stravridis è stato obbligato dal senatore John McCain a riconoscere che alla fine le forze della NATO si sarebbero mosse verso Tripoli. [58] Oana Lungescu, la portavoce della NATO, ha negato che la NATO prevede di inviare truppe sul terreno in Libia, ma questo è in aperta contraddizione con le dichiarazioni del comando operativo.
 
McCain ha anche ripetutamente chiesto che i vicini della Libia finanziassero la guerra della Nato contro la Libia. [59] Assieme al senatore Lieberman, McCain aveva ripetutamente sollecitato l’armamento delle forze di Bengasi dall’inizio del conflitto. Sia McCain che Lieberman hanno iniziato a fare queste richieste e a chiedere una no-fly zone durante la visita in Israele e la consultazione dei leader israeliani. [60] Entrambi vogliono una invasione della Libia.

Una presenza militare straniera di una qualche forma è sul tavolo. Non sarà come le precedenti occupazioni militari della NATO. Mentre il presidente Obama ha dichiarato che truppe da combattimento degli Usa non atterreranno in Libia, il Comitato sulle Forze Armate degli Stati Uniti e l’ammiraglio Stravridis hanno chiarito che la NATO sta valutando l’invio di soldati in Libia, come parte di un “regime di stabilizzazione.” [61]

In altre parole, una forza internazionale verrà inviata per la cosiddetta missione di “pace” o “stabilizzazione” simile a quelle nella ex Jugoslavia e in Afghanistan. Questa è un’altra forma e un altro nome dell’occupazione. Il Pentagono e la NATO stanno cercando dei metodi per schivare d’informare le Nazioni Unite, al fine di invadere la Libia.

Sia Cairo che Tunisi sono candidati a giocare un ruolo in una invasione di terra sponsorizzata dalla NATO. Ai primi di marzo 2011, Hillary Clinton ha tenuto consultazioni in Tunisia e in Egitto con l’opposizione libica e i governi di Egitto e Tunisia. [62] In realtà stava coordinando la guerra in Libia con la Tunisia e l’Egitto.

I governi di Tunisia ed Egitto sono continuazioni dei vecchi regimi di questi paesi. Nessun autentico processo di democratizzazione ha avuto luogo. I regimi “contro-rivoluzionari” hanno aperto la Tunisia e l’Egitto all’ulteriore controllo economico degli Stati Uniti dell’UE sotto le cosiddette “riforme democratiche” e nuovi “investimenti stranieri.” [63] Con il lancio della guerra, Tunisi avrebbe apertamente dato il suo appoggio alla guerra, mentre la giunta militare egiziana avrebbe fornito un sostegno segreto. E’ stato rivelato, di conseguenza, a Londra, che vi erano piani per inviare forze di terra britanniche al confine libico con la Tunisia. [64] Il governo britannico ha giustificato ciò con il pretesto di aiutare i rifugiati in fuga dalla Libia. [65]

La presenza di truppe straniere, in particolare sotto l’UE e la NATO, sarebbe orientato alla divisione della Libia in un protettorato o mandato fiduciario. Ciò probabilmente prenderà forma sotto due amministrazioni separate, con sede rispettivamente a Tripoli e a Bengasi. Se l’occupazione dovesse esserci, verrebbe concordata da parte di almeno uno, o di entrambi, i governi di una Libia divisa, con capitali rispettivamente Tripoli e Bengasi.

La giustificazione della guerra si trasforma: si consolida la missione dell’inganno

Il presidente Obama e i suoi alleati, hanno inizialmente detto che la guerra non era volta a un cambio di regime, ma hanno fatto marcia indietro. Mentre Obama ancora negava che un qualsiasi cambio di regime avrebbe avuto luogo, il senatore McCain lo contraddiceva dicendo: “Cerchiamo di essere onesti con noi stessi e il popolo americano. Il nostro obiettivo in Libia è il cambiamento di regime, se l’Amministrazione [Obama] vuole chiamarlo così o no.” [66] Allo stesso modo in Canada, il primo ministro Stephen Harper e il suo ministro della difesa hanno confermato che il cambio di regime è un obiettivo. [67]

Tutti i marchi di garanzia dell’inganno sono presenti. Gli obiettivi non dichiarati in Libia sono sempre stati gli stessi, ma come in Iraq, gli obiettivi dichiarati pubblicamente sono cambiati. Obama, il presidente Sarkozy, e il primo ministro Cameron hanno ormai ammesso in una lettera congiunta, che la missione in Libia non sarà finita fino a quando Gheddafi sarà rimosso. [68] Questo significa un cambiamento di regime. Può anche essere parte di una strategia per spingere Gheddafi ad accettare la partizione Libia, per salvare se stesso e il suo regime.

Andando avanti, il senatore John McCain e l’ammiraglio Stravridis hanno affermato che una situazione di stallo strategico tra Gheddafi e il Consiglio di transizione in Libia è inaccettabile per Washington o per gli interessi degli Stati Uniti, mentre ironicamente e senza volerlo, hanno ricordato che le no-fly zone e le sanzioni delle Nazioni Unite “non hanno avuto successo.” [69] Se le no-fly zone e le sanzioni delle Nazioni Unite non funzionano nella protezione dei civili, perché sono imposte alla Libia, in primo luogo? Le no-fly zone e le sanzioni imposte alla Libia non sono destinate a proteggere i civili o a fermare i combattimenti, ma sono destinati ad indebolire le difese della Libia.

Le no-fly zone coprono l’intera Libia e non esclusivamente le zone controllate dal Consiglio di transizione. Se la logica della zone no-fly è quella di proteggere i civili, le no-fly zone sarebbero stato applicato alla zona intorno a Bengasi e Tripoli e non nella parte occidentale della Libia. Ciò significa che la Casa Bianca e l’Unione europea hanno utilizzato le no-fly zone come pretesto per scatenare una guerra di aggressione militare contro la Libia. Mentre il presidente Obama ha dichiarato, in un discorso televisivo del 28 marzo 2011, che gli Stati Uniti stanno aiutando il Consiglio di transizione di Bengasi perché è nell’interesse del governo degli Stati Uniti. [70]

Il cambio di regime, piuttosto che proteggere i civili, è l’obiettivo dichiarato della guerra. Gli Stati Uniti e l’Unione europea l’hanno originariamente negato, ma con il tempo hanno dato libero sfogo parlando di cambiamento di regime e contemporaneamente smentito un cambio di regime a Tripoli. Obama ha anche dichiarato questo obiettivo: “Qui non c’è il dubbio che la Libia – e il mondo – starebbe meglio con Gheddafi fuori dal potere. Io, insieme a molti altri leader mondiali, ho abbracciato tale obiettivo, e la perseguiamo attivamente con mezzi non militari.” [71]

Altri inganni: il mantenimento della pace dell’Unione europea e della NATO

L’Unione europea ha anche fatto i preparativi per schierare una forza militare europea in Libia chiamata EUFOR-Libia. [72] Il governo tedesco è stato il sostenitore principale, ma defilato, di ciò. [73] Questo è presentato sotto le mentite spoglie di una missione di pace in Libia. È essenzialmente la stessa cosa con i peacekeepers della NATO, ma sotto un nome diverso.

La NATO si sta muovendo nel colmare i cosiddetti vuoti “post-conflitto” nei luoghi in cui il Pentagono e le sue coorti portano la guerra. Questo è successo dall’ex Jugoslavia all’Afghanistan e al Libano. Si tratta di una nuova strategia di moderna colonizzazione.
 
L’uso della NATO può avvenire in modo formale o informale. In Libano, la NATO ha voluto inviare truppe, ma quando i campanelli di allarme hanno cominciato a suonare tra i popoli libanese e arabo, il nome della NATO è stato formalmente rimosso. Invece i membri della NATO hanno inviato le loro truppe in Libano, ma non sotto il nome di NATO. L’operazione è diventata informale.

Il ruolo della NATO in Libano non è stata elaborata nello spirito di pace. In realtà, il generale Alain Pellegrini, l’ex comandante militare delle United Nation Interim Force in Lebanon (UNIFIL), in un’intervista al quotidiano libanese Safir, ha confermato che il Pentagono aveva previsto di lanciare un’invasione NATO del Libano, per aiutare Israele e utilizzare la NATO per occupare il Libano, nel 2006.

Il Pentagono e la NATO prolungano la guerra per approfondire il loro controllo

Più di un mese dopo le sue affermazioni sui tentativi di Gheddafi di usare armi chimiche contro i civili, il generale Abdul Fatah Al-Yunis ha anche detto che la NATO è stata lenta ad agire a sostegno del Consiglio di transizione di Bengasi. La sua precedente dichiarazione sulle armi chimiche era finalizzata a rafforzare il supporto all’intervento militare straniero, era una bugia. La sua ultima affermazione, tuttavia, potrebbe essere sia uno sforzo coordinato di propaganda che mira a consolidare le sempre maggiori richieste di intervento militare della NATO, o un chiaro segno che la NATO ha volutamente utilizzare le risposte adeguate per fare diventare il Consiglio di transizione più dipendente dal sostegno straniero e per prolungare gli scontri interni in Libia. [74] Può essere entrambe le cose.

Al-Jazeera ha riferito queste dichiarazioni alla sua conferenza stampa:

Purtroppo, e mi dispiace dirlo, la NATO ci ha deluso. I miei collaboratori sono stati in contatto con funzionari della NATO per orientarla verso gli obiettivi che dovrebbero proteggere i civili, ma fino ad ora, la NATO non ci ha dato quello che ci serve”, ha detto. […] I civili muoiono ogni giorno a causa della mancanza di cibo o di latte, anche i bambini stanno morendo. Anche per i bombardamenti. Se la NATO attende un’altra settimana, sarà un crimine che la NATO dovrà sopportare. Cosa sta facendo la NATO? Sta bombardando solo alcune aree definite“, aveva detto.

Quando una grande forza di carri armati e anche di artiglieria, è in rotta per Bengasi, Ajdabiya o Brega, informiamo sempre subito la NATO. Perché noi non abbiamo tali armi. La reazione della NATO è molto lenta. Con il tempo che l’informazione impiega per arrivare da un funzionario all’altro, fino a raggiungere il comandante sul campo, ci vogliono ore. [Sic].

Queste forze aspetteranno ore e ore per essere bombardate? No, andranno in città e la bruceranno. Questo è il motivo per cui voglio che la NATO stia con noi e ci sostenga, in caso contrario chiederò al Consiglio nazionale [dell’opposizione] di affrontare la questione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.” [75]

Il Generale Al-Yunis ha inoltre affermato: “Se la NATO voleva rimuovere l’assedio di Misurata, l’avrebbe fatto giorni fa [durante i suoi attacchi contro i militari libici]“. [76] A questo proposito, Al-Yunis ha ragione. Gli Stati Uniti e la NATO stanno deliberatamente prolungando la guerra e, per il momento, stanno cercando di mantenere una situazione di stallo strategico in Libia, nel loro sforzo di controllare l’intero paese. Questo fa parte dei loro piani per indebolire la Libia sia attraverso la partizione che attraverso una balcanizzazione morbida. sotto un nuovo sistema federale.

Mahdi Darius Nazemroaya è specialista in Medio Oriente e Asia Centrale. É Ricercatore Associato del Centre for Research on Globalization (CRG).
Traduzione di Alessandro Lattanzio.
Originale (16 maggio 2011):
 NATO’s Secret Ground War in Libya


NOTE

1 Ken Dilanian, “CIA officers in Libya re aiding rebels, US officials say,” Chicago Tribune, 30 Marzo 2011.

2 Howard LaFranchi, “Libya: US closes embassy in Tripoli, sanctions loom,” Christian Science Monitor, 25 Febbraio 2011; Embassy of the United States in Libya, “US Embassy Tripoli Warden Message – US Government Suspension of Operations,” 25 Febbraio 2011: <http://libya.usembassy.gov/wm_022511a.html>

3 Nicolas Squires, “Libya: Italy repudiates friendship treaty, paving way for future military action,” The Daily Telegraph (UK), 28 Febbraio 2011.

4 Mark Hosenball, “US agents were in Libya before secret Obama order,” Reuters, 31 Marzo 2011.

5 Ibid.

6 Ibid.

7 Michel Chossudovsky, “When War Games Go Live: ‘Staging’ a ‘Humanitarian War’ against ‘SOUTHLAND,’” Global Research, 16 Aprile 2011.

8 Air Defence and Air Operation Command, Southern Mistral 11: Assets Deployed, 15 Febbraio 2011: <http://www.southern-mistral.cdaoa.fr/GB/index.php?option=com_content&view=article&id=38&Itemid=104>.

9 Liam Fox, “Liam Fox: Libya crisis shows why we’re right on defence reform,” The Sunday Telegraph (UK), 26 Febbraio 2011

10 James Kirkup e Richard Spencer, “Libya: British Army ready for mission at 24 hours’ notice,” The Daily Telegraph (UK), 4 Marzo 2011.

11 Ibid.

12 Martin Chulov, Polly Curtis and Amy Fallon, “’SAS unit’ captured in Libya.” The Guardian (UK), 6 Marzo 2011.

13 Caroline Gammell, Nick Meo, and James Kirkup, “Libya: SAS mission that began and ended in error,” The Daily Telegraph (UK) 6 Marzo 2011.

14 Ibid.; Dilanian, “CIA officers,” Op.cit.; Il Chicago Tribune ha detto questo riguardo alla missioni di intelligence inglese: “gli agenti della CIA in Libia fanno parte di un contingente operativo occidentale. Il pubblico è tenuto all’oscuro delle attività fino al 6 Marzo, quando un gruppo delle special force inglese, e un membro dell’intelligence service, sono catturati dai ribelli e rilasciati.”

15 Michael Georgy and Maria Golovina, “Libya to hand over captured Dutch marines – Gaddafi son,” Reuters, ed. Philippa Fletcher, 10 Marzo 2011; Associated Press (AP), “Gaddafi’s forces capture Dutch marines on rescue mission,” 3 Marzo 2011.

16 Ibid.

17 Ibid.

18 Steven Erlanger, “French Aid Bolsters Libyan Revolt,” The New York Times, 28 Febbraio 2011.

19 Akhtar Jamal, “US, UK, French forces land in Libya,” Pakistan Observer, 28 Febbraio 2011.

20 Charles Levinson, Ex-Mujahedeen Help Lead Libyan Rebels, The Wall Street Journal (WSJ), 2 Aprile 2011.

21 Joseph Felter e Brian Fishman, Al-Qa’ida’s Foreign Fighters in Iraq: A First Look at the Sinjar Records (West Point, NY: West Point US Military Academy, 2007), pp.7-12.

22 Erlanger, “French Aid Bolsters,” Op. cit.

23 Ibid.

24 David Brunnstrom, “NATO meets to decide alliance in Libya,” Reuters, 23 marzo 2011.

25 David Brunnstrom et al., “NATO to enforce Libya embargo, stuck on no-fly,” Reuters , ed. Paul Taylor, 22 Marzo 2011.

26 Jamey Keaten e Slobodan Lekic, “World Leaders Meet in Paris for Critical Libya Talks,” Associated Press (AP) 19 Marzo 2011.

27 Barack Hussein Obama, Remarks of the President in Address to the Nation on Libya (Address, National Defense University, Washington, DC: 28 Marzo 2011).

28 Terri Judd, “French jets enforce no-fly zone as America plays done its role,” The Independent (UK), 21 Marzo 2011.

29 Omar Karmi, “US deploys naval and air forces near Libya,” The National (UAE), 1 Marzo 2011; Ian Black et al., “Libya crisis: Britain, France and US prepare for air strikes against Gaddafi,” The Guardian (UK), 17 Marzo 2011.

30 United States Senate Armed Services Committee, US European Command and US Strategic Command in review of the Defense Authorization Request for Fiscal Year 2012 and the Future Years Defense Program, 112th Congress, 2011, 1st Session, 29 Marzo 2011.

31 Today’s Zaman, “Turkey will run Benghazi airport,” 29 Marzo 2011.

32 Ibid.

33 US Senate Armed Services Committee, Testimony on US Transportation Command and US Africa Command in review of the Defense Authorization Request for Fiscal Year 2012 and the Future Years Defense Program, 112th Congress, 2011, 1st Session, 7 Aprile 2011.

34 David Stringer, “Top envoys agree Libya’s Moammar Gadhafi must step down but don’t discuss arming rebels,” Associated Press (AP), 29 Marzo 2011.

35 Rod Nordland, “Libyan Rebels Say They’re Being Sent Weapons,” The New York Times, 16 Aprile 2011.

36 Ibid.

37 Anders Fogh Rasmussen, “Battle for Libya,” intervista di Ghida Fakhry, Al Jazeera, 8 Aprile 2011.

38 Ibid.

39 Ibid.

40 Ibid.

41 Ibid.

42 Mahdi Darius Nazemroaya “’Operation Libya’ – Recognizing the Opposition Government Constitutes a Pretext for Military Intervention,” Global Research, 13 Marzo 2011.

43 Nigel Morris and Oliver Wright, “Clinton: UN resolution gives us authority to arm Libyan rebels,” The Independent (UK), 30 Marzo 2011.

44 Julian Borger and Ewen MacAskill, “No-fly zone plan goes nowhere as US, Russia and Nato urge caution,” The Guardian (UK), 1 Marzo 2011.

45 Stringer, “Top envoys agree,” Op. cit .

46 Dilanian, “CIA officers,” Op. cit .

47 Karen DeYoung and Greg Miller, “In Libya, CIA is gathering intelligence on rebels,” The Washington Post, 30 Marzo 2011.

48 Giles Elgood, “Egypt arming Libyan rebels Wall Street Journal reports,” Reuters , ed. Andrew Roche, 18 Marzo 2011.

49 Ibid.

50 Nordland, “Libyan Rebels,” Op. cit.; L’Emiro del Qatar lo conferma dicendo a Wolf Blitzer della CNN, che ci dovrebbe essere un programma per inviare armi al Consiglio di Transizione da fuori della Libia.

51 James Kirkup, “Libya: Arab states urged to train and lead rebels,” The Daily Telegraph (UK), 22 aprile 2011; A questo proposito, James Kirkup scrive: “Il governo britannico ha reso chiaro che non parteciperà pubblicamente a nessuna azione di addestramento in Libia, credendo che ogni livello di intervento di terra deve essere fatto degli stati arabi“.

52 Atul Aneja, “Opposition allies mull ‘political solution’ in Libya,” The Hindu, 8 aprile 2011; citando Bloomberg, Aneja riferisce: “Non sorprende che gli Stati Uniti e l’Italia stanno seriamente pensando di armare le forze di opposizione libica, in seguito ai colloqui a porte chiuse a Washington tra il segretario di Stato Usa Hillary Clinton e il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, ha riferito Bloomberg.”

53 Kirkup, “Libya: Arab states,” op. cit.

54 Jordan Times, “’Jordanian fighters protect aid mission’” 2 aprile 2011.

55 Kirkup, “Libya: Arab states,” Op. cit.

56 Ibid.

57 Scott Peterson, “Italy rejects Qaddafi, recognizes Libyan rebel government,” Christian Science Monitor, 4 Aprile 2011; Elgood, “Egypt arming Libyan,” Op. cit.

58 US Senate Armed Services Committee, US European Command, Op. cit.

59 US Senate Armed Services Committee, US Transportation Command, Op. cit.

60 Jackson Diehl, “McCain: US ‘making up reasons’ to avoid action on Libya,” The Washington Post, 1 marzo 2011.

61 US Senate Armed Services Committee, US European Command, op. cit.; L’ammiraglio Stravridis ha anche detto alla Commissione Forze Armate degli Stati Uniti che dovrebbe rendersi conto che la NATO ha una tradizione di stazionamento delle truppe nella ex Jugoslavia e in Afghanistan, come un precedente per la Libia.

62 Nicole Gaoutte e Viola Ginger, “Clinton will Travel to Egypt, Tunisia, Meet With Libyan Opposition Leaders,” Bloomberg, 10 marzo 2011.

63 Ibid.

64 Nigel Morris, “British troops could be deployed to Tunisia,” The Independent (UK), 28 aprile 2011.

65 Ibid.

66 US Senate Armed Services Committee, US Transportation Command, Op. cit.

67 Mark Kennedy, “Canada joins UN coalition aerial mission on Libya,” Edmonton Journal, 19 marzo 2011; Agence-France Presse (AFP), “Canada wants Kadhafi out but will keep to UN mandate,” 22 marzo 2011.

68 The Daily Mail (UK), “MPs rebel over Libya mission creep as Cameron, Obama and Sarkozy promise to keep bombing until Gaddafi regime is gone,” 15 Aprile 2011.

69 US Senate Armed Services Committee, US European Command, Op. cit.

70 Barack H. Obama, Remarks of the President, Op.cit.

71 Ibid.

72 Hürriyet Daily News and Economic Review, “EU deploys to Libya despite UN concern as rebels welcome US drones,” 22 aprile 2011.

73 Der Spiegel, “Change of Course? Berlin Open to Humanitarian Involvement in Libya,” 8 Aprile 2011.

74 Per esempio le dichiarazioni del General Yunis sono state usate per spingere all’escalation militare dal Senator McCain all’US Senate Arms Services Committee.

75 Al Jazeera, “Libyan rebels ‘disappointed’ by NATO”, 5 Aprile 2011.

76 Borzou Daragahi, David S. Cloud, and Ned Parker, “Rebel leader in Libya demands more of NATO,” The Los Angeles Times, 5 Aprile 2011.


About the author:

An award-winning author and geopolitical analyst, Mahdi Darius Nazemroaya is the author of The Globalization of NATO (Clarity Press) and a forthcoming book The War on Libya and the Re-Colonization of Africa. He has also contributed to several other books ranging from cultural critique to international relations. He is a Sociologist and Research Associate at the Centre for Research on Globalization (CRG), a contributor at the Strategic Culture Foundation (SCF), Moscow, and a member of the Scientific Committee of Geopolitica, Italy.

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