Il racconto di un estate turca: c’è un legame tra “Occupy Gezi” e il FMI?

La caduta in disgrazia del Primo ministro turco Erdogan si è manifestata a Piazza Taksim, ad Istanbul. Piazza Taksim ora assomiglia a piazza Tahrir in Egitto. La cosa interessante da notare è che le proteste in massa arrivano un mese dopo che la Turchia ha saldato i suoi debiti con il Fondo monetario internazionale (FMI). Taksim Gezi Park (o semplicemente Gezi Park) era un tempo parte del cimitero armeno di Istanbul. Oggi, è essenzialmente l’ultimo spazio verde di Istanbul. Il parco è situato a Piazza Taksim, considerato il cuore di Istanbul, il più grande centro commerciale e la città più popolosa della Turchia. Come luogo di ritrovo, Taksim è l’equivalente di Trafalgar Square a Londra, la Place de la Bastille a Parigi, Piazza Nezalezhnosti (Indipendenza) di Kiev, Plaza de Mayo a Buenos Aires e piazza Tahrir a Cairo. Ha una funzione simile ad Hyde Park e Central Park di New York City per i residenti di Istanbul. A parte il suo valore ecologico ed estetico, è  storicamente un luogo importante e indispensabile per i raduni politici e sociali e per le proteste di tutti i colori. Tradizionalmente, il più grande raduno per il Primo Maggio della Turchia si svolgono a Taksim, importante luogo di ritrovo per i sindacalisti e gli attivisti turchi.
Non ci vuole molto per meravigliarsi del perché i piani per abbattere tutti gli alberi del Parco Gezi e costruirvi un nuovo centro commerciale griffato per i turisti, completo di tema ottomano, al suo posto siano aspramente osteggiati da molti abitanti di Istanbul. Uno degli ultimi spazi aperti per le assemblea e le manifestazioni pubbliche in città verrebbe spazzato via con la distruzione di Gezi Park. I residenti arrabbiati della città effettivamente protestano contro la commercializzazione e il rimodellamento d’Istanbul già da prima che le proteste per il Gezi Park scoppiassero. S’era già avuta una grande protesta contro la demolizione del cinema Emek, punto di riferimento culturale, dal design misto barocco e rococò. Il cinema venne infine distrutto nel 2013 per costruire un altro centro commerciale. Altre proteste sorsero contro la distruzione di spazi verdi, in via di scomparsa, della città. Questi eventi hanno suscitato un eclettico movimento urbano unito da ciò che venne concettualizzato e descritto da Henri Lefebvre come la bandiera “del diritto alla città.” Il Movimento per la Cittadinanza di Istanbul in realtà rientra nel fenomeno globale in cui gli abitanti delle città chiedono il diritto di controllare democraticamente e collettivamente lo sviluppo e le risorse delle loro città. Tuttavia, vi è molto di più nelle proteste di Taksim. Le dimostrazioni non riguardano più gli alberi e i piani regolatori, ma il Primo ministro Erdogan e l’AKP.
I piani regolatori hanno ignorato le opinioni dei residenti locali a favore degli interessi economici che il partito al governo per lo Sviluppo e la Giustizia (AKP) protegge. Nel corso degli anni vi sono stati molti sgomberi dalle zone povere e operaie. I residenti nei quartieri bassi, operai e popolari, d’Istanbul, effettivamente sono sempre più emarginati e messi sotto pressione dai progetti urbani. Non dovrebbe sorprendere nessuno che questo tipo di sviluppo sia sempre più politicamente contestato in Turchia e in tutto il mondo. Vale la pena divagare riferendosi al lavoro dell’Urban Studies Research Cluster dell’Università della California di Santa Cruz per inserirlo in tale contesto. L’Urban Studies Research Cluster sottolinea che “le divisioni sociali vengono vissute sempre in termini di polarizzazione spaziale, attraverso la commercializzazione del mercato delle abitazioni e del mercato del lavoro, l’accesso ineguale alle aree verdi, dall’ineguale esposizione al rischio ambientale, da nuovi modelli di segregazione e di politica dello spazio pubblico”

“Salviamo Gezi Park” si trasforma in “Salviamo la Turchia da Erdogan”

Occupy Gezi, la protesta a Gezi Park, è la scintilla che ha acceso il fuoco a Istanbul e in Turchia, svelando le divisioni interne della società turca e il crescente malcontento verso il Primo ministro Erdogan e il suo governo dell’AKP. Tutto è iniziato con gli attivisti che iniziarono a campeggiare nel Gezi Park per impedirne la distruzione. La polizia turca ha cercato di utilizzare metodi pesanti per disperdere gli attivisti. Lacrimogeni sono stati usati per disperdere la folla e la situazione iniziava a degenerare. I metodi della polizia turca, pienamente supportati da Erdogan e dal governo dell’AKP, gli si sono ritorti contro scatenando un terremoto politico. Sempre più persone affluivano a Gezi Park. Due deputati del parlamento turco si unirono alle fila degli attivisti: Sirri Süreyya Önder del partito curdo Pace e Democrazia e Gülseren Onanç del Partito Repubblicano del Popolo. Il partito comunista turco e altri gruppi avrebbero gettato il loro peso su Occupy Gezi. Anche se il governo dell’AKP di Erdogan ha imposto un blackout mediatico e ha cercato di impedire ai giornalisti di recarsi a Gezi Park, le notizie sull’assedio della polizia contro gli attivisti iniziarono a diffondersi mentre i residenti erano sempre più sconvolti dal gratuito uso di gas lacrimogeni. La polizia avrebbe anche incendiato le tende dei manifestanti e attaccato gli attivisti con gas lacrimogeni mentre dormivano. Cannoni ad acqua vennero poi inviati a Gezi Park e altri siti di protesta in Turchia, tra cui Ankara. Ahmet Sik, giornalista e autore turco, sarebbe stato ferito e ricoverato in ospedale.

Mentre la polizia diventava più brutale, la protesta attirava sempre più persone e assumeva una nuova serie di significati. Ciò ha trasformato Occupy Gezi in una manifestazione contro l’arroganza, l’autoritarismo, e l’abuso della democrazia a favore del capitalismo clientelare di Erdogan. Poco più di una dozzina di altre città turche, da Ankara a Adana e Iskenderun (Alessandretta) e Trabzon, erano infiammate dalle proteste contro il governo dell’AKP. Gli attivisti di Occupy Wall Street inscenarono una manifestazione a New York a sostegno di Occupy Gezi e dimostrazioni si ebbero davanti alle ambasciate turche in tutto il mondo. La Confederazione dei sindacati rivoluzionari (DISK), uno dei quattro principali sindacati della Turchia, dava il suo sostegno alle proteste. Un altro importante sindacato turco, la Confederazione dei sindacati dei lavoratori pubblici (KESK) seguiva l’esempio degli scioperi. Alla fine DISK, KESK, l’Associazione Medica Turca (TTB), l’Unione delle Camere degli Ingegneri e Architetti turchi (TMMOB), e l’Unione dei Dentisti turchi (TDHB) avrebbero tutti effettuato degli scioperi. La polizia turca ha sistematicamente sparato lacrimogeni sui manifestanti. Provocando molte lesioni tra cui crani fratturati e la perdita di occhi. L’Associazione Medica Turca (TTB), condannando il primo ministro Erdogan per le violenze, ha detto che migliaia di cittadini turchi sono stati feriti dalla polizia. Il presidente della TTB, il dottor Ozbemir Aktan, ha anche lamentato che di cinque medici e tre infermieri si erano perse le tracce, perché avevano curato dei manifestanti feriti.

Due giovani turchi, Mehmet Ayvalitas e Abdullah Cömert, vennero uccisi nei primi giorni della protesta. Ayvalitas, membro della Piattaforma della Solidarietà Socialista (SODAP), è stato investito da un’auto mentre dimostrava a Istanbul. Il gruppo Redhack ha insinuato che la sua morte fosse “opera intenzionale di un fascista” sostenitore del governo dell’AKP. Ad Antakya, che si trova vicino al confine siriano, sarebbe morto Abdullah Cömert. La maggior parte dei media turchi ha riferito che Cömert è morto per le ferite riportate dopo essere stato colpito da uomini armati “non identificati”, anche se molti manifestanti hanno negato sui social media tale affermazione dandone la colpa alla polizia. L’autopsia di Cömert, membro della sezione giovanile del Partito Repubblicano del Popolo all’opposizione, ha rivelato che morì colpito da un lacrimogeno della polizia. Dall’inizio della stagione estiva almeno quattro manifestanti sono stati uccisi e migliaia di altri feriti in tutta la Turchia. La polizia turca avrebbe poi usato proiettili di gomma in diversi siti di protesta e anche iniziato ad usare spray al pepe. Secondo Erdogan, “ci sono due tipi di turchi.” Mentre la polizia diventava sempre più brutale nell’affrontare i manifestanti, tutto lo spettro politico della Turchia, da sinistra a destra e dai liberali ai conservatori, condannava Erdogan e l’AKP. Il secondo più grande partito politico della Turchia e principale partito dell’opposizione parlamentare, il Partito Repubblicano del Popolo, ha colto l’occasione per denunciare l’AKP, radunando i suoi sostenitori e  approfittandone politicamente. Il Partito Repubblicano del Popolo ha utilizzato Occupy Gezi per ritrarre le proteste come uno scontro sui valori culturali, e i suoi sostenitori hanno collegato le proteste alla questione della laicità e alle nuove restrizioni dell’AKP sulle vendite di alcol, che i media stranieri hanno enfatizzato, ma ciò non è la vera ragione delle divisioni in Turchia. Il Partito del Movimento Nazionalista, terzo maggior partito politico della Turchia, ha condannato il governo dell’AKP. Il leader del Movimento Nazionale si spinge a dire che l’AKP usa tali grandi quantità di gas lacrimogeno, per gentile concessione della stessa industria del controllo della folla statunitense che aiuta i dittatori di tutto il mondo, e che l’AKP ha “creato camere a gas simili a quelle dei nazisti“. Anche il Partito della Pace e la Democrazia, il Partito Laburista turco, il Partito Comunista turco e il Partito della Felicità hanno denunciato Erdogan per le sue politiche sconsiderate e il comportamento autocratico.

Inizialmente, il primo ministro Erdogan ha parlato in termini cospirativi e ha definito i manifestanti estremisti indisciplinati che operano creando sedizioni in Turchia. Ha promesso che il progetto di costruire il centro commerciale non sarà fermato da “alcuni vecchi alberi” e persino cercato di glorificare il progetto dicendo che era un omaggio al passato imperiale della Turchia del periodo ottomano. Con linguaggio truculento, il sindaco dell’AKP di Ankara, ha tra l’altro minacciato che l’AKP potrebbe schiacciare i manifestanti. L’AKP e il Primo ministro Erdogan, tuttavia, sono stati costretti a fare marcia indietro mentre molti dubbi sono innegabilmente emersi nella popolazione della Turchia. Il Viceprimo ministro turco Bulent Arinc è stato costretto a scusarsi per il comportamento violento della polizia verso i manifestanti e il governo dell’AKP ha fatto marcia indietro mentre Erdogan viaggiava in Nord Africa. I manifestanti turchi hanno respinto le scuse del governo dell’AKP sull’utilizzo della forza bruta, come un altro gesto insincero di un governo disonesto. Inoltre, hanno rigettato l’appello del governo di Erdogan a por fine alle manifestazioni. Il Primo ministro Erdogan viene ora identificato quale fascista dai manifestanti. In riferimento alla morte dei due giovani manifestanti, uno dei principali sindacati turchi ha recuperato le parole che Erdogan ha usato contro Bashar al-Assad, usandole contro il leader turco chiedendogli di dimettersi: “Un leader che uccide il proprio popolo perde la legittimità“. Ad Istanbul, cinquemila persone di una folla inferocita ha circondato l’ufficio di Erdgoan prendendolo a sassate. La folla chiedeva che  desse prontamente le dimissioni, cantando “Tayyip dimettiti” e “uniti contro il fascismo.” In Piazza Taksim oltre 100.000 persone si erano riunite per chiedere le dimissioni Erdogan. Una prova di forza tra i manifestanti e le forze di sicurezza turche ebbe inizio dopo che Erdogan era tornato dal Nord Africa. Iniziò a definire i manifestanti “terroristi” e a promettere in tono minaccioso che sarebbero stati tutti personalmente presi di mira mentre la polizia iniziava ad effettuare arresti domiciliari in tutta la Turchia.

Un modello democratico turco per gli arabi?!

La ruota gira contro il Primo Ministro Erdogan. L’ironia della situazione è che agisce come un autocrate, esattamente come lui stesso ha raffigurato gli oppositori della primavera araba. Lo stesso Erdogan ora assomiglia al presidente Hosni Mubaraq, l’ex dittatore dell’Egitto. Ha anche insistito sul fatto che le proteste sono parte di un programma estero, comprensivo di “mercenari” stranieri. Niente di tutto questo è stato tralasciato dai siriani che hanno colto l’occasione per dare ad Erdogan un assaggio della sua stessa medicina. Il governo siriano ha rilasciato diverse dichiarazioni sulla situazione interna in Turchia e il ministro dell’Informazione siriano Omran al-Zohbi ha chiesto le  dimissioni di  Erdogan, accusandolo di “terrorizzare” il popolo turco. Il governo iracheno ha anche colto l’occasione per fare dichiarazioni sull’instabilità della situazione in Turchia. Erdogan e il governo turco sono stati ufficialmente accusati da Baghdad d’interferire negli affari interni iracheni cercando di dividere l’Iraq, etnicamente fra arabi e curdi, e confessionalmente tra musulmani. Con Erdogan, l’AKP era occupato a cercare di ritagliarsi una sfera d’influenza nel Kurdistan iracheno e  anche a giocare con lo status giuridico di Kirkuk in Iraq, supportando la popolazione turcomanna della città contesa a non opporsi alle pretese giurisdizionali del governo regionale del Kurdistan. Rifiutando di riconoscere la sovranità del governo federale iracheno sul Kurdistan iracheno, in fatto di accordi sul commercio estero e le relazioni diplomatiche, Erdogan ha anche stretto un accordo segreto con il governo regionale del Kurdistan sulle esportazioni di petrolio e gas. E’ in questo contesto che il governo iracheno ha colto l’occasione per dire a Erdogan di dar prova di moderazione contro i suoi stessi cittadini. In realtà, questa è una rivincita diplomatica per le ostili  sgrida pubbliche di Erdogan volte a minare l’autorità del governo iracheno e sostanzialmente a incoraggiarne il rovesciamento.

Lo stato di democrazia imperfetta esistente in Turchia è cosi apparso. Vi sono stati tentativi per imporre un blackout mediatico in Turchia e internet è stato sospeso in alcuni luoghi. I principali media turchi, legati ai grandi interessi economici che sostengono l’AKP, sono stati colti da imbarazzo collaborando con il governo dell’AKP in tale senso. Migliaia di attivisti sono stati arrestati a casa e radunati. Diverse persone della città d’Izmir, una roccaforte politica del Partito repubblicano del popolo, sono state arrestate dalla polizia turca per i tweet che diffondevano sulle proteste. Trascinato dalla rabbia, Erdogan ha condannato Twitter e tutti i social media in generale, affermando: “Per me, i social media sono la peggiore minaccia per la società.” Le violazioni delle libertà civili e delle libertà dei media in Turchia vengono effettivamente attuate. I manifestanti contro la guerra turchi, che si erano opposti alla bellicosa politica siriana di Erdogan e al coinvolgimento turco nei piani della NATO, sono stati aggrediti e arrestati in gran numero. Nel 2012, l’AKP ha inasprito la legislazione che limita le libertà dei media. La Turchia è in realtà il Paese con il maggior numero di giornalisti detenuti al mondo, secondo il Committee to Protect Journalist. I giornalisti che hanno messo in discussione le narrazioni ufficiali del governo sono stati accusati di tradimento e arrestati. Artisti creatori di arte politica critica verso i dirigenti turchi sono stati arrestati con l’accusa di “insulto alla dignità dei funzionari dello Stato.” Questo è il “modello democratico” che veniva proposto alle società arabe dopo la cosiddetta primavera araba. Nei loro falsi gesti di sostegno pubblico ai palestinesi, Erdogan e l’AKP non si sono mai interessati della democrazia araba. Hanno semplicemente sostenuto il rovesciamento di dittatori arabi per promuovere gli interessi strategici ed economici turchi essenzialmente per riempirsi le tasche tramite il sistema del capitalismo clientelare che domina in Turchia. E’ proprio sulla base di questi interessi economici che Erdogan e l’AKP hanno taciuto sui movimenti democratici e le proteste contro i regimi dell’Arabia Saudita e del Bahrain, stretti alleati e partner dei turchi.

Una cospirazione economica contro la Turchia?

A livello internazionale, sembra che molti sostenitori tradizionali di Erdogan lo stiano minacciosamente abbandonando, proprio come fecero con Mubaraq. L’Unione europea e il governo degli Stati Uniti hanno criticato Erdogan. I media mainstream di Stati Uniti ed Europa occidentale non sono a favore dell’AKP. Erdogan ha biasimato i media stranieri che mostrerebbero un quadro distorto della Turchia e criticato i governi di alcuni alleati della Turchia per aver due pesi e due misure verso la Turchia. Le proteste sono iniziate dopo che la Turchia ha saldato il prestito del Fondo monetario internazionale (FMI), nel maggio 2013. Ci potrebbe essere un legame tra le proteste turche. Alcuni accuserebbero gli speculatori pronti a risucchiare le ricchezze della Turchia, mentre altri suggerirebbero che il cambiamento di regime morbido viene attuato con l’intenzione di sostituire l’AKP possibilmente con un governo del Partito Popolare Repubblicano, ugualmente corrotto. Il governo turco ha detto che le banche internazionali sono coinvolte e lo stesso Erdogan ha detto che le proteste sono collegate a programmi stranieri voluti dalla “lobby del tasso di interesse.” Nonostante il fatto che Erdogan sia stato elogiato per avere trasformato la Turchia in un “miracolo economico”, alzando il potere d’acquisto del consumatore medio in Turchia, molte famiglie nella società turca sono fortemente indebitate. Con lui l’affarismo clientelare ha prosperato grazie alle politiche economiche neoliberiste che hanno sostenuto le grandi aziende. Nonostante il fatto che la Turchia non abbia più debiti con il FMI, ha un indebitamento estremamente elevato nel settore privato, che diverrebbe insostenibile se le cose non cambiassero. I critici hanno accusato Erdogan di nascondere il debito nazionale della Turchia trasferendolo sulle spalle del cittadino medio turco. Dopo l’economia degli Stati Uniti, la turca è quella dai più grandi disavanzi delle partite correnti. Ciò la dice lunga, perché un disavanzo delle partite correnti si verifica quando il totale delle importazioni di un Paese in beni, servizi e trasferimenti è superiore al totale delle esportazioni di beni, servizi e trasferimenti. Tale situazione rende la Turchia un debitore netto.

I fattori di sopra e le proteste antigovernative in Turchia potrebbero avere conseguenze disastrose per l’economia turca. Già le manifestazioni hanno ormai paralizzato ampie zone di Istanbul, Ankara, e di altre grandi città turche. Erdogan ha minacciato di ricorrere ai militari. Il turismo è paralizzato e l’economia turca sprofonda. Azioni e obbligazioni turche sono state svalutate. Inoltre, il tasso di cambio della lira turca è sceso. L’economia del Paese già iniziava a vacillare prima delle proteste, a causa della crisi economica nell’Unione europea e della crisi in Siria, che Erdogan ha contribuito ad alimentare con Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Israele, Arabia Saudita e Qatar. La guerra della NATO alla in Libia, supportata dai turchi, ha anche colpito il commercio turco con la Libia. A parte i cattivi rapporti con l’Armenia, il Primo ministro Erdogan è riuscito ad allontanare dalla Turchia, colpendone il commercio, i suoi tre vicini più importanti. Il commercio e i legami con la Siria, l’Iraq e l’Iran sono stati influenzati negativamente dal suo neo-ottomanismo.

Il popolo turco rigetta il capitalismo clientelare e il neo-ottomanismo dell’AKP

I recenti avvenimenti in Turchia incarnano tutto ciò che il Primo ministro Erdogan rappresenta. La battaglia per il futuro del Parco Gezi svela un Erdogan paladino degli interessi commerciali e di un capitalismo clientelare che sempre danneggia gli interessi della società turca. Anche la politica estera “zero problemi con i vicini” della Turchia, era sostenuta dal capitalismo clientelare per promuovere l’affarismo e il commercio regionale turco. Il fatto che la replica di una caserma ottomana sia stata incorporata nel progetto del centro commerciale in Piazza Taksim, rappresenta la fallimentare politica neo-ottomana di Erdogan e del ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu. Erdogan sgrida ridicolmente i manifestanti turchi dicendo che non sanno nulla della storia dell’impero ottomano, altrimenti i manifestanti avrebbero sostenuto la distruzione di Gezi Park e la costruzione del centro commerciale. Le proteste di piazza Taksim rappresentano il rifiuto da parte del popolo turco dell’aborto neo-ottomano della politica regionale di

Erdogan incentrato sugli interessi commerciali clientelari che Erdogan e l’AKP rappresentano.
Le manifestazioni anti-governative hanno ancora una volta dimostrato quanto sia ipocrita il Primo ministro Erdogan nel suo operare. S’è smascherato agendo proprio in quello stesso modo che attribuiva ai leader arabi, approfittandone per farli cadere e diffamarli personalmente durante la primavera araba. Il leader turco deve ora affrontare una propria primavera araba, in realtà una “estate turca”. Eppure, il mondo dovrà ancora aspettare e vedere quale direzione prenderà il movimento di protesta in Turchia e cosa ne risulterà, e se Erdogan ha ragione parlando di cospirazione straniera diretta dalla “lobby del tasso di interesse.” Qualunque cosa accada, il Medio Oriente ha bisogno di una Turchia sana, interattiva e in buone relazioni con tutti i suoi vicini.

L’associato di Global Research Mahdi Darius Nazemroaya s’è recato a Istanbul a metà giugno 2013 e attualmente riferisce dal Libano.

Traduzione di Alessandro Lattanzio.


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About the author:

An award-winning author and geopolitical analyst, Mahdi Darius Nazemroaya is the author of The Globalization of NATO (Clarity Press) and a forthcoming book The War on Libya and the Re-Colonization of Africa. He has also contributed to several other books ranging from cultural critique to international relations. He is a Sociologist and Research Associate at the Centre for Research on Globalization (CRG), a contributor at the Strategic Culture Foundation (SCF), Moscow, and a member of the Scientific Committee of Geopolitica, Italy.

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