A Roma forze speciali di «pace»

L’arte della guerra

Nell’incontro col segretario di stato John Kerry, il ministro degli esteri Emma Bonino ha ribadito il fermo impegno dell’Italia nel contribuire a un accordo di pace israelo-palestinese e, in generale, al processo di pace in Medio Oriente. Che l’Italia sia impegnata è indubbio, bisogna però vedere per che cosa. Lo ha messo in evidenza, due giorni dopo, un incidente aereo. Sabato è precipitato nel savonese, durante un test di certificazione, un prototipo del caccia M-346 dell’Alenia Aermacchi (Finmeccanica), che dal 2014 verrà fornito a Israele in 30 esemplari.  Considerato l’addestratore più avanzato oggi esistente al mondo, il bireattore M-346 potrà essere usato dall’aeronautica israeliana non solo per preparare i piloti ad attacchi ancora più micidiali, ma anche come caccia da combattimento «per ruoli operativi a costi contenuti», ossia per attacchi aerei low cost contro Gaza, la Siria e altri paesi: l’M-346 può infatti trasportare 3 tonnellate di bombe e missili. L’Alenia assicurerà il supporto logistico. Così l’Italia contribuisce al processo di pace in Medio Oriente che, secondo la Bonino, si sta accelerando grazie all’«impressionante dinamismo dell’amministrazione Usa». A Roma Kerry e la Bonino hanno parlato anche della crisi siriana, sottolineando che occorre fare presto a trovare la soluzione «per evitare lo spill over del conflitto nelle altre aree della regione». La stessa logica di chi, dopo aver incendiato la casa del vicino, grida «al fuoco» sentendosi minacciato dalle fiamme che escono dalla casa. La soluzione, ha ribadito Kerry, deve essere «politica», basata sulla condizione che Bashar al Assad non potrà far parte di un governo di transizione in Siria, ossia che l’attuale governo sia deposto e subentri quello dei «ribelli». La sua linea «diplomatica» è chiara: quale governo debba avere la Siria lo decidono gli Usa con l’ok degli alleati Nato. Su questo punto Kerry ha condotto a Roma colloqui con il premier Letta e altri. Orgogliosa, la Farnesina ha dichiarato che la città di Roma è divenuta «un importante snodo diplomatico per il dossier mediorientale». In realtà Roma è, per Washington, soprattutto un importante snodo militare. Lo conferma il fatto, rivelato dal New York Times, che il Comando Usa per le operazioni speciali (Ussocom) ha da poco inviato ufficiali di collegamento all’ambasciata statunitense a Roma per «consigliare le forze speciali nazionali e coordinare con esse le attività». Quale sia l’«attività» prioritaria lo indica il fatto che ufficiali di collegamento dello Ussocom sono stati allo stesso tempo inviati in Turchia e Giordania, dove vengono addestrate e armate le forze infiltrate in Siria. Lo Ussocom ha infatti il compito non solo di effettuare azioni di commandos per eliminare o catturare nemici,  ma anche quello di addestrare truppe straniere e compiere operazioni di spionaggio. Secondo dati forniti dallo stesso comando, esso opera di norma in oltre 70 paesi e, lo scorso marzo, aveva operazioni in corso in 92 paesi. L’invio di ufficiali di collegamento dello Ussocom all’ambasciata Usa a Roma, per «consigliare» le forze speciali italiane e «coordinare» il loro impiego, indica che l’Italia è sempre più coinvolta nella guerra coperta condotta in Medio Oriente e Africa. In Italia, ha precisato Kerry nella conferenza stampa a Roma, «vivono circa 30.000 militari Usa». Aumenteranno quando, secondo i piani, sarà trasferito da Stoccarda a Sigonella il Comando in Europa per le operazioni speciali Usa.


Articles by: Manlio Dinucci

About the author:

Manlio Dinucci est géographe et journaliste. Il a une chronique hebdomadaire “L’art de la guerre” au quotidien italien il manifesto. Parmi ses derniers livres: Geocommunity (en trois tomes) Ed. Zanichelli 2013; Geolaboratorio, Ed. Zanichelli 2014;Se dici guerra…, Ed. Kappa Vu 2014.

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